Aristotele: politica e amicizia
Amicizia, giustizia e comunità politica
L'amicizia e la giustizia sono legate e solo chi è giusto può essere un vero amico. Si attribuisce il nome di amici ai compagni di navigazione e ai compagni d'armi e ugualmente anche a quelli che si trovano in tutti qualsiasi tipo di comunità.
Tanto quanto si estende il rapporto di comunanza, nello stesso grado si amplia l'amicizia, e anche la giustizia comunitaria ne trae giovamento. E il proverbio "le cose degli amici sono comuni" è vero, perché l'amicizia consiste nella fratellanza. Tra fratelli e tra amici tutto è comune, tra gli altri uomini, invece, soltanto per convenienza. Ma anche i rapporti legali sono differenti; infatti, non sono gli stessi quelli dei genitori verso i figli, e quelli dei fratelli fra di loro, né i rapporti tra compagni né quelli tra cittadini, e così, allo stesso modo, neanche quelli tra gli amici. Per conseguenza, anche gli atti di ingiustizia hanno un differente peso a seconda del legame che hanno le persone tra di loro. Per esempio, è più grave spogliare dei suoi beni un compagno che non un concittadino, è più grave non prestare aiuto ad un fratello che ad uno straniero. È più grave picchiare il padre che non chiunque altro. Così anche commettere ingiustizia nei confronti degli amici è molto più grave.
Gli uomini viaggiano insieme in vista di qualche vantaggio, cioè per procurarsi qualcosa che serve alla loro vita; anche la comunità politica si ritiene che si sia costituita fin da principio e perduri in vista dell'utilità: è a questa, infatti, che mirano anche i legislatori, e dicono che è giusto ciò che è di utilità generale.
Le altre comunità hanno di mira l'interesse particolare: per esempio, i navigatori mirano all'utile che traggono dalla navigazione diretta ad un acquisto di beni, i soldati mirano all'utile che traggono dalla guerra, desiderando ricchezza e vittoria. Lo stesso fanno i membri di una stessa tribù o di uno stesso demo, quando svolgono sacrifici e cerimonie, rendendo i dovuti onori agli dei e procurando a se stessi piacevoli periodi di riposo. Infatti, i sacrifici e le cerimonie di origine antica hanno un tempo e un luogo. In particolare, dopo la raccolta dei frutti giacché è soprattutto in quei periodi dell'anno che gli uomini hanno tempo per lo svago. Dunque, tutte le comunità sono manifestamente parti di quella politica e le specie particolari di amicizia corrisponderanno alle specie particolari di comunità. Alcune comunità si ritiene che sorgano per un piacere, come quelle degli appartenenti ad un tiaso (associazione di carattere prevalentemente religioso) o ad una associazione conviviale: queste, infatti, hanno come scopo quello di offrire un sacrificio e quello di stare insieme. Tutte queste comunità sembrano essere subordinate alla comunità politica, giacché la comunità politica non mira soltanto al vantaggio presente, ma a ciò che è utile alla vita intera.
Analogia tra costituzioni politiche e strutture familiari
Ci sono tre specie di sistemi politici e altrettante deviazioni da questi sistemi base. Le costituzioni politiche sono la monarchia, l'aristocrazia e quella timocratica (che si basa sul censo). Di queste, la migliore è la monarchia, la peggiore è la timocrazia. La tirannide è una degenerazione della monarchia. Tra loro c'è una grandissima differenza, perché il tiranno mira al proprio interesse, il re a quello dei sudditi. Non è, infatti, un vero re colui che non è autosufficiente e che non è superiore ad ogni tipo di bene. Solo chi non ha bisogno di nulla avrà, dunque, di mira non il suo interesse personale, ma quello dei sudditi. La tirannide, invece, è il contrario di questa costituzione politica, giacché il tiranno persegue ciò che è bene per lui. D'altra parte, dal regno si può degenerare nella tirannide, giacché la tirannide è la perversione della monarchia. Il cattivo re diventa spesso un tiranno. Dall'aristocrazia corrotta, poi, si può passare all'oligarchia. I pessimi governanti distribuiscono ciò che appartiene alla città senza tener conto del merito e danno tutti (o la maggior parte dei beni) alla loro ristretta cerchia di alleati. Nella Timocrazia le cariche pubbliche sono sempre date alle stesse persone, tenendo nel massimo conto il fatto che siano ricche: per conseguenza, sono pochi e perversi quelli che comandano al posto dei più degni. Dalla timocrazia si passa alla democrazia, giacché queste due costituzioni hanno gli stessi confini: la timocrazia, infatti, vuol essere governo della maggioranza e equivalenti sono tutti quelli che hanno un determinato censo. Delle costituzioni corrotte, poi, la meno cattiva è la democrazia.
Le comunità familiari sono fatte ad immagine delle costituzioni politiche. Infatti, il legame che c'è tra padre e figli ha la struttura di un regno, giacché il padre ha cura dei figli. È per questo che anche Omero chiama Zeus "padre": il regno vuol essere un'autorità paterna. Tra i Persiani, invece, l'autorità del padre è tirannica: trattano i figli come schiavi. Tirannica, poi, è anche l'autorità del padrone nei riguardi degli schiavi: in essa, infatti, si fa solo l'interesse del padrone. Ma mentre quest'ultima autorità è manifestamente corretta, quella dei Persiani, invece, è errata, giacché gli uomini vanno governati in maniera adatta alle loro specifiche particolarità.
La comunità di marito e moglie è manifestamente di tipo aristocratico: il marito, infatti, esercita l'autorità conformemente al suo merito di competenza. Il marito, invece, che comanda su tutto trasforma la comunità matrimoniale in oligarchia, perché fa questo al di là del suo merito, cioè non per quanto è superiore in determinate mansioni. Talvolta, poi, comandano le mogli, quando sono delle ereditiere: la loro autorità non deriva dal valore personale, ma si fonda sulla ricchezza e sul potere, proprio come nelle oligarchie. La comunità dei fratelli assomiglia a quella timocratica: essi, infatti, sono uguali, tranne che nella misura in cui differiscono per età; perciò, se la differenza d'età è grande, non sorge più l'amicizia fraterna. La democrazia, infine, si trova soprattutto nelle case dove non c'è un padrone (giacché qui sono tutti su un piano di uguaglianza) e in quelle in cui chi comanda è debole e ciascuno può fare quello che vuole.
Costituzioni politiche, strutture familiari, e corrispondenti forme di amicizia
È manifesto che in ciascun tipo di comunità c'è giustizia nella misura in cui c'è anche amicizia. L'amicizia tra un buon re ed i suoi sudditi sta nel fatto che il re fa loro più benefici di quanti non ne riceva: egli, infatti, fa del bene ai sudditi perché si prende cura di loro per farli vivere bene, come un pastore si prende cura delle sue pecore; perciò anche Omero chiamò Agamennone "pastore di popoli". Di tal natura è anche l'amicizia di un padre: differisce, però, per la grandezza dei benefici, giacché egli dona ai figli l'esistenza, che è ritenuta il più grande dei beni e dà loro anche nutrimento ed educazione. E questi benefici si attribuiscono anche ai progenitori. Inoltre, è per natura che il padre ha autorità sui figli, i progenitori sui discendenti, il re sui sudditi. Ma queste amicizie si fondano su una superiorità ed è perciò necessario che i genitori vengono anche onorati. La giustizia e l'amicizia in tali relazione dipende però anche dai singoli individui e dai loro meriti. L'amicizia tra marito e moglie è la stessa che c'è anche nel regime aristocratico, giacché è corrispondente al valore personale, e al migliore ne va di più, e a ciascuno quanto ne conviene: ma è così anche per la giustizia.
L'amicizia tra fratelli, poi, assomiglia a quella tra commilitoni, perché sono simili e vicini d'età, e quelli che hanno queste qualità hanno per lo più passioni e caratteri simili. Assomiglia a questa anche l'amicizia corrispondente al sistema democratico, giacché in essa i cittadini vogliono essere uguali e virtuosi. Di conseguenza, il potere è esercitato a turno, e su basi egualitarie; così, quindi, si caratterizza anche l'amicizia corrispondente. Nelle deviazioni delle comunità, la giustizia e l'amicizia hanno poco valore.
Nella tirannide, infatti, non c'è affatto amicizia o ce n'è poca. Quando non c'è nulla di comune tra chi governa e chi è governato, non c'è neppure amicizia e, di conseguenza, non c'è giustizia. Si ritiene che ogni uomo può avere un rapporto di giustizia con chiunque abbia la possibilità di avere in comune con lui una legge o un patto; e, per conseguenza, si potrà avere anche un rapporto d'amicizia con un uomo nella misura in cui questi non è uno schiavo. Quindi nelle tirannidi non non possono crescere l'amicizia e la giustizia, mentre nelle democrazie sono possibili in misura maggiore, perché tra coloro che sono uguali sono molte le cose in comune e gli uomini non sono in rapporto di schiavitù.
Tratto dal libro VIII dell' Etica a Nicomaco Di Aristotele