Il metodo scientifico e il relativismo
Che cos’è questo?
Quanti hanno risposto anatra e quanti coniglio?
L'oggetto percepito viene elaborato dalla mente che gli assegna un determinato significato. Ma il significato in questo caso non è univoco. L'osservazione non è l'unico fattore che identifica l' oggetto rappresentato.
Un’idea condivisa da molti epistemologi del ‘900 è che non esistano osservazioni pure. Ogni osservazione è guidata dalla teoria: è sempre l’uomo che sceglie come “tagliare” il mondo.
Nel caso del disegno la scelta potrebbe essere influenzata da componenti psicologiche. A me piacciono i conigli, vedo un coniglio. Qualcun'altro ha un'anatra dentro casa, sceglie l'anatra. Oppure la decisone potrebbe dipendere dal punto in cui cade lo sguardo inizialmente.
Nella scienza è la concezione teorica che determina il mio modo di osservare. L'idea che ho del mondo del mondo, influenza il mio modo di vedere il mondo. In altre parole, le osservazioni sono sempre cariche di teoria.
Quando si osserva qualcosa, la mente è attiva. Il substrato teorico con cui ci accostiamo all’osservazione influisce su questa.
Wittgenstein, che inizialmente aveva elevato la logica ad una attività capace di rappresentare in modo oggettivo il mondo, nella seconda fase del suo pensiero affermerà che ogni attività umana ha validità contestuale. Nelle Ricerche Filosofiche, Wittegenstein abbandona la concezione esistenzialista del linguaggio, e quindi della logica (Nel Tractatus Logico Philosophicus c’era una forte corrispondenza tra logica e linguaggio [rif I limiti del linguaggio]). Il linguaggio è un indeterminato insieme di Giochi Linguistici, non sistematici e non universali. Le frasi del linguaggio non hanno un senso assoluto (non esprimono l’essenza delle cose), ma acquistano significato solo se inserite in una “forma di vita” (parte di processi antropologici fondati sugli interessi comuni di un gruppo di parlanti).
Quindi il parlare un linguaggio è parte di un’attività, di una forma di vita. Ogni attività umana ha i suoi “giochi linguistici”, ha le sue regole, i suoi vocaboli i suoi tecnicismi.
Non esistono osservazioni pure e linguaggio osservativo neutro. I significati dei termini sono legati agli stessi giochi linguistici delle parole di uso comune attraverso delle catene linguistiche (significato-denotazione-senso) simili a quella di Frege.
La scienza è frutto di una forma di vita ed è uno tra i tanti giochi linguistici.
Queste considerazioni, portate all’estremo, conducono a considerare la scienza come uno dei tanti “prodotti” della civiltà umana. La scienza perderebbe il suo rigore e la sua validità oggettiva ed universale. Le osservazioni sono intrise di teoria e la natura del risultato, dipende dalla particolare cultura o “forma di vita” che effettua l’osservazione. Dunque la forma di vita “scienza moderna” può essere considerata come una tra le tante forme di vita ed è lecito sottoporla al vaglio di altre discipline, quali l’antropologia e la sociologia.
Facciamo un passo indietro: come si sviluppa la scienza? Secondo Karl Popper è un continuo alternarsi di prove ed errori. Il sapere scientifico subisce continue trasformazioni, che permettono il progresso, il superamento di teorie sbagliate e l’affermazione di quelle corrette.
Per Popper la scienza è flusso dialettico continuo di verità e falsità, di zero ed uno.
Rotture profonde, esperimenti cruciali, falsificazione, corroborazione: come abbiamo visto in Epistemologia questi sono i termini chiave del suo pensiero.
Thomas Kuhn (1922-1996), epistemologo statunitense, accusa Popper di avere una visione astorica della scienza. La scienza secondo Kuhn (testo di riferimento “La struttura delle rivoluzioni Scientifiche”), non si sviluppa in un susseguirsi di rotture e ribaltamenti teorici, ma passa diverse fasi. Nella fase definita Paradigamatica la scienza ha un corso normale, mentre le rivoluzioni (i cambiamenti sostanziali analizzati da Popper) avvengono nella fase di “scienza rivoluzionaria”. Il ponte che collega le due fasi è il sorgere di anomalie nel corso dello sviluppo della scienza paradigmatica.
Riassumendo avremo:
Il paradigma per Kuhn è definito come l’insieme delle leggi, delle teorie,delle applicazioni, degli strumenti di una determinata cultura scientifica.
Fisica aristotelica e meccanica newtoniana sono due paradigmi separati da una rivoluzione. Così come la Relatività di Einstein porterà ad un’altra rivoluzione.
Per la maggior parte del tempo la scienza ha un corso normale. Quelle rivoluzioni (che Popper sembrava legare alla normale evoluzione scientifica) hanno luogo solo in rari momenti della storia della scienza.
Ricordate il falsificazionismo, di cui abbiamo più volte parlato. Per Popper il criterio di demarcazione tra scienza e pseudo scienza è nella possibilità di sottoporre a falsificazione gli enunciati scientifici. Quale è invece il criterio di demarcazione per Kuhn?
La presenza di tradizione di soluzione per rompicapo. Gli enigmi che lo scienziato si trova a risolvere danno alla scienza la sua peculiarità. Le teorie non vengono sostituite solo per controlli falliti, ma possono essere sopravanzate da soluzioni teoriche migliori: risolvono meglio il problema.
Siamo partiti dal relativismo linguistico per arrivare a definire la scienza come un sottoprodotto della cultura umana, e come tale, legata al contesto culturale di cui è parte.
Kuhn fa notare che la storia della scienza è un cimitero di entità abbandonate: flogisto, etere, calorico,ecc...
Questo rotture profonde con il passato, destano gli stessi sospetti verso la scienza che, a volte, vengono sollevati sulla filosofia: ognuno dice cose diverse dagli altri. E’ vero, i cambiamenti nella scienza sono molto più lenti. La scienza scarta alcune entità, ma altre le mantiene. Le teorie vetuste sono, spesso, casi particolari di quelle più recenti.
Si potrebbe anche aggiungere, però, che le stesse entità, a volte, pur mantenendo nome e aspetto cambiano totalmente di significato. La massa newtoniana ha poco a che vedere con quella einsteiniana.
Prendiamo in considerazione l’elettrone, prima e dopo la meccanica quantistica. Prima l’elettrone è una semplice particella, poi diventa un particella-onda, acquistando completamente un altro significato. La particella pre-quantistica è più simile a quella di Democrito, mentre quella quantistica è più simile alla descrizione che ne dà Platone!
Lo scienziato che rifiuta di confrontarsi con la filosofia finisce per adottare inconsapevolmente una filosofia scadente, che può anche danneggiare il suo lavoro, come avviene oggi a causa dell’accettazione inconsapevole della filosofia di Democrito. L’unica filosofia utilizzabile per la fisica delle particelle sarebbe invece quella di Platone.
W. Heisenberg, Scienza e filosofia
Le riflessioni di Paul Feyerabend giungono ad un relativismo scientifico più accentuato che, in accordo con le teorie di Kuhn, sottolineano il carattere socialmente e culturalmente determinato dell’impresa scientifica.
La tesi dell’incommensurabilità (TI) sostenuta da Kuhn e Feyerabend afferma che teorie scientifiche differenti, non possono neanche essere confrontate. Sostanzialmente risulterebbe impossibile a scienziati di un certo paradigma, comprendere quelli che appartengono ad un altro paradigma. Questo rafforza l’idea (introdotta all’inizio del post) che i dati empirici non sono una base neutra. Anche dal punto di vista linguistico i paradigmi non possono essere confrontati e gli esempi che abbiamo fatto nel precedente capoverso ne sono un conferma.
Dunque per Feyerabend incommensurabilità = incomunicabilità = relativismo.
L’impossibilità di una traduzione,preclude la possibilità di comprendere le azioni e le credenze altrui.
L’incommensurabilità esiste tra le teorie scientifiche di diverse epoche, ed a maggior ragione tra visone del mondo scientifica/non scientifica. La discussione razionale che Popper ama è possibile solo tra gruppi che possiedono lo stesso quadro concettuale. Per Feyerabend tutti i sistemi di concetti sono equivalenti di fronte alla verità. La scienza si basa su concezioni razionali che, in realtà, sono irrazionali.Nel suo scritto “Contro il metodo”, Paul Feyerabend afferma che il successo di una teoria scientifica, dipende da motivazioni extrateoriche e sociologiche, ma non logiche e razionali. Quello che viene definito anarchismo epistemologico.
Feyerabend voleva combattere la convinzione che la scienza avesse una visione corretta del mondo, in cui il resto del sapere umano gioca un ruolo secondario. Questo estremismo nasceva dall’esigenza di difendere il sapere dallo scientismo promosso dai seguaci del neopositivismo logico.
Un ulteriore aspetto, a mio avviso, sottovalutato da Popper è quello psicologico.
Popper afferma che tra il metodo di risoluzione dei problemi da parte di Einstein e quello di un’ ameba non c’è alcuna differenza (intelligenza a parte): il metodo consiste in prove ed errori.
Quindi abbiamo il problema, il tentativo di soluzione, gli eventuali fallimenti ed i nuovi tentativi di soluzione fino a che il problema non viene effettivamente risolto. La differenza fondamentale, per Popper, tra l’atteggiamento dell’ameba e quello di Einstein è nella critica ai propri tentativi di soluzione . Mentre l’ameba potrebbe perire nel caso in cui non riuscisse a risolvere il problema, Einstein sembra essere immune dagli esiti negativi. Egli è predisposto psicologicamente a criticare e falsificare la sua teoria.
In realtà questa considerazione non pare tener conto degli aspetti psicologici. Se la teoria della relatività fosse stata smentita nel 1919, Einstein sarebbe perito (psichicamente) insieme ad essa. Invece di essere uno dei più grandi fisici di tutti i tempi, sarebbe stato considerato un fisico fallimentare ( e forse un po’ presuntuoso). Un errore così grande avrebbe probabilmente distrutto la sua carriera .
Chi lavora nella ricerca ha il terrore degli errori:
“Quando trovi un errore in un manoscritto, può andare in due modi. Talvolta hai un’immediata sensazione di sicurezza, e la dimostrazione può essere riportata in vita con poca difficoltà. E talvolta è l’opposto. E’ una cosa molto inquietante; quando ti rendi conto di aver compiuto un errore fondamentale e che non c’è alcun modo di rimediarvi, hai la sensazione di affondare. Quando si appre un buco è possibile che crolli completamente tutto il teorema,poiché più tenti di metterci una pezza e più finisci nei guai.”
Ken Ribet (Dall’Ultimo Teorema di Fermat di Simon Singh)
Il ricercatore deve anche imparare a difendere ed a portare avanti le sue idee anche quando ci sono prove contrarie alla sua teoria. Quello che viene definito il principio della tenacia, si applica nei periodi di scienza normale di Kuhn (in ogni caso per Feyerabend), e prescrive al ricercatore di difendere le sue teorie anche quando sono contrarie ad alcune evidenze sperimentali.
Si potrebbero presentare casi in cui, una teoria falsificata, viene in seguito corroborata. Dunque portate avanti le vostre idee anche se gli altri non vi comprendono.
Ad ogni modo non si può trascurare la componente psicologica che spinge lo scienziato a difendere le sue teorie, per amore di esse.
In conclusione si può in parte comprendere l’esigenza di Feyerabend e di Kuhn di difendere il sapere umano dallo scientismo, ma bisogna tener presente che la scienza,in special modo, la fisica, seppur con un substrato teorico variabile nel tempo,è il miglior sistema concettuale e teorico (con implicazioni pratiche) mai elaborato dall’uomo.