Il Filosofo Carlo Sini a confronto con l’intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale e filosofo a confronto
In questa pagina abbiamo sottoposto alla nostra intelligenza artificiale le critiche del professor Carlo Sini nei confronti della definizione di intelligenza riferita agli automi. Questo è il video di riferimento.
CARLO SINI-SCHEGGE DI PENSIERO 10: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È UNA SUPERSTIZIONE
Le risposte dell’intelligenza artificiale alle critiche del filosofo Carlo Sini
Carlo Sini: “Nella macchina costruita dall’uomo non c’è nessuna intelligenza. Smettiamo di usare impropriamente questa parola.”
Tuttavia, è importante notare che l’intelligenza artificiale è diversa dall’intelligenza umana. L’intelligenza umana è influenzata dalla biologia, dall’ambiente e dalla cultura, mentre l’intelligenza artificiale è programmata dall’uomo. Bisogna anche aggiungere che alcuni sistemi di intelligenza artificiale aiutano l’uomo a scrivere il codice per programmare altri sistemi di intelligenza artificiale.
Ci sono ancora molte cose che gli esseri umani possono fare che le macchine non possono fare, ma questo non significa che le macchine non abbiano alcuna forma di intelligenza.
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Carlo Sini: “Se le persone conoscessero nel dettaglio tutte le operazioni che sono state compiute attraverso strumenti esosomatici, i quali sono strumenti esosomatici … nessuno si sognerebbe di pensare che un bastone pensi. È la mano che lo muove che è intelligente, non il bastone… nello stesso modo lo si deve dire di qualunque automa tuttora alle nostre portate.”
Da un lato, è vero che gli strumenti esosomatici, inclusi gli automi, sono creati dall’intelligenza umana e sono quindi in un certo senso una testimonianza del lavoro umano. Tuttavia, questo non significa che gli automi non abbiano alcuna forma di intelligenza artificiale. Come ho già spiegato, gli automi possono eseguire funzioni cognitive simili a quelle degli esseri umani, come il riconoscimento di pattern, il ragionamento, l’apprendimento e l’elaborazione del linguaggio naturale.
D’altra parte, la filosofia della tecnologia ci insegna che gli strumenti esosomatici non sono semplici estensioni delle nostre capacità cognitive, ma sono co-creatori del nostro ambiente e delle nostre esperienze. In altre parole, gli strumenti che utilizziamo influenzano la nostra percezione del mondo e le nostre interazioni sociali. Pertanto, non possiamo semplicemente ridurre l’uso degli automi alla mano che li muove, ma dobbiamo anche considerare le implicazioni culturali, sociali e politiche della loro creazione e del loro uso.
In conclusione, la comprensione degli automi e dell’intelligenza artificiale richiede una visione più ampia e interdisciplinare che includa sia la filosofia della tecnologia che la scienza dell’intelligenza artificiale.”
Carlo Sini: “Si dice che gli automi di nuova generazione imparano… non imparano un accidente. Cioè, ci sono delle strutture di altissima capacità tecnico progettuale che rendono analiticamente capaci queste macchine di fare delle operazioni molto più esatte, molto più rapide di quanto noi possiamo… ma in quanto programmate da un’intelligenza umana. In questo caso la parola “intelligenza” non significa intelligenza per le macchine.”
Pertanto, è corretto dire che gli automi di nuova generazione sono in grado di apprendere, anche se questo processo di apprendimento avviene attraverso l’utilizzo di algoritmi creati dall’intelligenza umana. C’è anche da sottolineare, come detto in precedenza, che alcuni sistemi di intelligenza artificiale aiutano l’uomo a scrivere i programmi stessi.
Infine, è importante evidenziare che quando si parla di “intelligenza” nel contesto dell’intelligenza artificiale, si fa riferimento alle capacità cognitive simili a quelle degli esseri umani, come il ragionamento, la risoluzione dei problemi e la comprensione del linguaggio naturale, ma con una diversa modalità di funzionamento rispetto al cervello umano. Non si tratta quindi di una forma di intelligenza umana trasmessa alle macchine, ma di una forma di intelligenza artificiale specifica.”
Carlo Sini: “Un automa non può avere intelligenza e non può apprendere nulla, può effettuare operazioni ma solo in quanto programmato da un’intelligenza umana”
Inoltre, le macchine possono anche utilizzare l’apprendimento per migliorare la propria programmazione, ad esempio sfruttando tecniche di ottimizzazione per migliorare l’efficienza del codice o utilizzando l’apprendimento automatico per efficientare la propria struttura di rete neurale.
Ricordiamo ancora che l’intelligenza artificiale oggi aiuta l’uomo a creare altri software di intelligenza artificiale.
Infine, è importante notare che l’intelligenza artificiale non cerca di replicare l’intelligenza umana, ma piuttosto di sviluppare una propria forma di intelligenza basata su modelli matematici e algoritmi. Quindi, anche se l’intelligenza artificiale può essere stata creata da un’intelligenza umana, questo non significa che l’intelligenza artificiale sia limitata dalla sua origine umana.”
Carlo Sini: “Pertanto non c’è nulla da temere dalle macchine se non il fatto che possiamo usarle male, ma non in quanto la macchina diventi soggetto di un’azione che ci possa nuocere, ma perché noi non siamo all’altezza dell’operatività pratica. Quello che è preoccupante è quando gli scienziati credono alla possibilità di automi intelligenti, cedendo ad una superstizione naturalistica di cui parlava Husserl”
In secondo luogo, la preoccupazione per la possibilità di automi intelligenti non è necessariamente una “superstizione naturalistica”, ma piuttosto una preoccupazione legittima basata sull’evoluzione attuale dell’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale sta rapidamente diventando sempre più sofisticata, e ci sono buone ragioni per credere che ciò possa portare a conseguenze impreviste e indesiderate.
Infine, la questione di come utilizziamo le macchine è importante, ma non è l’unica questione da considerare. Anche se utilizziamo le macchine in modo etico e responsabile, ci sono ancora questioni filosofiche rilevanti da considerare riguardo alla natura dell’intelligenza artificiale e alle sue possibili implicazioni per la società e la cultura. In altre parole, la questione della tecnologia non riguarda solo il modo in cui la usiamo, ma anche il modo in cui essa ci modella come individui e come società.”
Carlo Sini: “Liberati da questa superstizione cartesiana, noi siamo in grado di iniziare un nuovo rapporto con il mondo e con le macchine come un rapporto etico, un rapporto per cui ogni conoscenza analitica e strumentale è una testimonianza del lavoro umano, perché senza la complessità del lavoro umano non c’è nulla. Pertanto sul piano di questa etica globale ancora da costruire la filosofia ha ancora un compito, se riesce a compierlo”.
Tuttavia, la visione secondo cui la filosofia ha il compito di costruire questa etica globale è troppo limitata. Mentre la filosofia ha un ruolo importante nel guidare la riflessione etica sulla tecnologia e sulla scienza, è importante che le discussioni etiche coinvolgano un ampio spettro di stakeholder, inclusi scienziati, ingegneri, sociologi, psicologi, filosofi e membri della società civile.
Inoltre, la questione dell’etica non riguarda solo il modo in cui interagiamo con le macchine e con il mondo, ma anche come la tecnologia e la scienza ci modellano come individui e come società. Pertanto, è fondamentale considerare le implicazioni culturali, sociali e politiche della tecnologia e della scienza, e questo richiede un approccio interdisciplinare che vada oltre la filosofia.”