Le parole non fanno bene al senso segreto
PAROLE PAROLE PAROLE
“Alla Musica è propria qualsiasi mancanza di urbanità,specialmente per la proprietà, che hanno i suoi strumenti, di estendere la loro azione al di là di quel che si desidera, (sul vicinato) , per cui essa in certo modo s’insinua e va a turbare la libertà di quelli che non fanno parte del trattenimento musicale (...) È presso a poco come del piacere che dà un odore che si spande di lontano. Colui che tira fuori dalla tasca il suo fazzoletto profumato, tratta quelli che gli sono intorno contro la loro volontà…” (…) ”Fra i poeti non ci sono tanti cervelli leggeri (incapaci di occupazioni serie) come fra i musicisti”
Immanuel Kant “Antropologia dal punto di vista pragmatico”
L’uomo che non ha musica nel cuore ed è insensibile ai melodiosi accordi è adatto a tradimenti, inganni e rapine;
i moti del suo animo sono spenti come la notte, e i suoi appetiti sono tenebrosi come l’Erebo:
non fidarti di lui. Ascolta la musica.
William Shakespeare “ Il mercante di Venezia” .
Parole, soltanto parole, parole tra noi.
Io sto con Siddharta: il nostro saggio amico d’Oriente, che una volta disse: «Le parole non fanno bene al senso segreto: ogni cosa diventa subito un po’ diversa, un po’falsata,un po’strampalata anzi, eppur questo è bene, anche con questo sono d’accordo,ciò che per un uomo è tesoro e saggezza, per l’altro ha sempre un tono di stoltezza»
Hermann Hesse “Il pellegrinaggio in Oriente” (frasi zen sulle parole)
Che sega, 'sto Kant! Anche l'orologio di Königsberg è umano, ha idiosincrasie e pregiudizi. Certo, uno come lui poteva risparmiarsi di scriverli, spacciando per antropologia una serie di luoghi comuni. Come l'ultima frase... Non è né scienza né filosofia né poesia. Pura espressione di fastidio.
Lo so, Nabla, il post si intitola "Parole...", non credo voglia esprimere un (impossibile in modo oggettivo) giudizio.
Parole lo sono anche quelle di Shakespeare. Una risposta "ante quaestionem" a Kant, parrebbe.
Molto più elegante e graziosa rispetto al giudizio severo (ma altrettanto irrazionale) del filosofo.
E poi Hesse.
Ti dirò cosa ho capito:
- Kant usa il linguaggio umano per affermare un concetto
- Shakespeare con lo stesso linguaggio lo nega
- Hesse con Siddharta fa affermare e negare lo stesso concetto ("non fanno bene" "questo è bene"). Una cosa che mi ha sempre fatto sospettare di questo genere di mistici... a volte in profondità il senso esiste, ed è tutto sommato univoco. Come in questa frase.
Altre volte è puro esercizio di stile, specchietto per allodole che attira mistici della domenica (ho in mente frasi "zen" del tipo "la strada più breve è quella più lunga"... e che vuol dire?).
Ciao!
Potrebbe voler dire che a volte la strada è solo in apparenza più breve o più lunga. Potrebbe riguardare la scorrevolezza. Potremmo ipotizzare una strada corta, ma in salita (una salita clamorosamente ripida), e una lunga, ma in discesa. Ma sarebbero solo altre parole buttate all'ammasso. Il bello è che con le parole tutto si può dire e tutto si può negare. E a voler ben vedere tra il dire e il non dire ci possono essere ugualmente infinite sfumature.
Saluti per Nabla e per tutti i frequentatori di queste pagine.
Esatto, sono un mucchio di parole buttate lì.
Grazie al cielo, però, fissati alcuni riferimenti NON si può dire tutto e il contrario di tutto...
Eh Wil sì, concordo: nelle parole di Kant ci sono espressione di fastidio personale, ma indagando più a fondo tali affermazioni sono anche coerenti con la sua filosofia.
In poche parole nella musica prevale la conoscenza sensibile rispetto a quella intellettiva mentre nella poesia,grazie all’aspetto semantico, la conoscenza intellettiva ha maggior peso rispetto a quella sensibile. La musica dà origine al piacere, mentre la poesia, essendo incontro tra conoscenza sensibile ed intelligibile conduce al bello. Un’ altra cosa da dire è che Kant si riferisce alla musica (molto chiassosa) usata per allietare i banchetti che coinvolge anche chi, magari, si trova nelle vicinanze, ma non avrebbe voglia di ascoltarla. (ambasciator non porta pene)
Probabilmente anche chi ama la musica non avrebbe molto piacere se avesse una discoteca sotto casa…
Per il resto concordo sui primi due punti, ma la mia conclusione è che Siddharta ha dato un senso diverso alla parola: “si può negare ed affermare la stessa cosa nello stesso momento”, a volte, anche con le stesse parole. Come tu sai qualcosa di simile la troviamo nei paradossi della logica ma, anche in Kant nelle sue 4 antinomie (che però si riferiscono a concetti metafisici) mentre Siddharta sembra estendere questa proprietà a tutto il linguaggio.
Sostanzialmente il linguaggio deriva dalla dicotomia, dicotomia che è insita nell’essere stesso dell’uomo. Essendo il linguaggio espressione della natura umana, nel linguaggio soggiace una dicotomia ineliminabile.
Secondo me Wil, per apprezzare la filosofia bisogna imparare un nuovo linguaggio (o meglio un nuovo modo di usare il linguaggio) ed eliminare alcuni pre-giudizi scientifici o teologici, altrimenti si rischia di rimanere chiusi in apparati quasi dogmatici.
Sulla frase “la strada più breve è quella più lunga” concordo con Fumblindog e chiederei: dove devi arrivare? Perché detta così effettivamente ha poco senso, ma in un contesto particolare potrebbe averlo.
Ciao Ciao
Sicuramente Kant avrà avuto ragioni di fondo condivisibili. Anch'io, da musicista, apprezzo il silenzio. Ma spacciare umori da condominio per antropologia...
Trovo l'estendere paradossi a tutto un linguaggio estremamente improprio. Il paradosso è una costruzione particolare che viola le regole di inferenza. Anche nei casi estremi contemplati da Goedel non si evince che i sistemi formali "infetti" siano da buttare... solo da usare con cautela.
Poetico, quello che scrive Hesse, ma non vero nel senso della logica.
Non mi sembra una grande evoluzione rinunciare alla logica per dire una cosa ed il suo contrario.
Il catulliano "odi et amo" non è filosofia, è poesia, e non ho bisogno di gettare alle ortiche la scienza per apprezzarla, emozionarmi, commuovermi.
Di filosofia negli anni ne ho fatta passare parecchia. Poi mi sono un po' scocciato. Il fatto che molte cose siano suggestive non implica che siano "vere". Le frasi zen possono essere un esempio.
Conosco molti linguaggi, Nabla, e li so usare.
So distaccarmi dal materialismo senza rinunciare alla logica e alla scienza, di cui conosco i limiti. Limiti che non vedo superati da nessuna "filosofia" che contraddice i risultati scientifici.
La frase zen che ho citato è un esempio di come una cazzata qualsiasi, presentata ad arte, possa apparire come una pera di saggezza.
E' chiaro che così non vuol dir niente. Si potrà costruire un sistema "filosofico" per cui quella frase ha un valore, un altro sistema per cui ne avrà un altro... guarda, "la strada più breve è quella più lunga" potrebbe essere la descrizione verbale (dunque imprecisa) di uno spazio in cui tutte i cammini da un punto all'altro sono lunghi uguali.
Ciao!
Wil non ti rendi conto che nei fatti hai (abbiamo) dimostrato ciò che diceva Siddharta: ciò che per un uomo è tesoro e saggezza, per l’altro ha sempre un tono di stoltezza.
Da occidentale ti dico che non si possano fare discussioni così superficiali su un'opera kantiana o su filosofie che, magari, non conosciamo così approfonditamente. Il mio intento non era quello di discutere sulla filosofia di Kant, o sul Buddhismo Zen (non ne sarei in grado perchè non conosco a sufficenza entrambe, a meno che conoscerle significhi aver letto qualche pagina). In realtà volevo solo far notare che, a volte, diamo troppo importanza alle parole, mentre dovrebbero essere le azioni a contare. Il rapporto logica-filosofia cercherò di approfondire con altri post.
Ciao
Le parole sono mezzi, veicoli, che gli uomini utilizzano a loro piacimento. Posto che ne abbiano le capacità, ovviamente. Non c'è molto da discutere riguardo la possibilità di affermare o negare una qualunque cosa utilizzando parole che "apparentemente" sembrino condurre in direzione opposta a quella "prefissata". L'ironia è l'esempio più immediato. Potremmo invece dover metterci d'accordo sull'incidenza delle pause tra una parola e l'altra nel conferire un senso piuttosto che un altro ad una serie di parole. Mi pare sia stato Shopenauer a scrivere un trattatello del tipo "L'arte di farsi dare ragione" o qualcosa del genere. Altro non è, se così vogliamo intenderlo, che una spiegazione di come (servendosi delle parole) si possa affermare ciò che si vuole. Anche quando si sia in presenza di contraddizioni o vere e proprie menzogne. Ma non sono all'altezza delle mie affermazioni. Troppo poco ferrato per difenderle con efficacia. Mi accontento di sparigliare le carte. 🙂
Saluti.
Fumblindog: sì, infatti quando parliamo di linguaggio comune è difficile (impossibile) costruire un sistema che sia verificabile in modo certo.
Anche a me piacerebbe applicare il metodo scientifico a qualsiasi questione o avere un sistema inattaccabile dal punto di vista razionale con cui poter descrivere ogni attività umana. Questo non è possibile. Quindi si ricorre ad altri sistemi, più approssimativi, non certi, che però possono trattare questioni molto più complesse.
Come hai detto tu stesso, ancora oggi, nella società scientifica, l’arte del convincimento ha un ruolo molto importante.
Il problema è sempre lo stesso: l’ambito di applicazione. Se si parla di una cellula umana, o ancor meglio di una singola particella, allora il metodo scientifico è inattaccabile, ma se parliamo dell’uomo nel suo complesso, allora il metodo sc. non è applicabile.
E quindi dovranno entrare in scena filosofia, religione, letteratura….che trattano problematiche umane non racchiudibili in un sistema totalmente scientifico.
ciao
Un salutone... ci si risente tra un paio di settimane, tuo
Cosimo
La via più breve è la più lunga è semplice cosa vuole dire. E al giorno d'oggi dove tutto accade di fretta e senza consapevolezza è tanto più un messaggio da ascoltare e fare proprio. Spesso facciamo le cose presi dall'ansia dalla fretta di realizzarle. Ogni cosa... Ma è un'illusione che fare le cose con quell'assenza di spirito e di consapevolezza ce le faccia fare arrivando alla meta. Se io studio uno strumento musicale con l'ansia di arrivare il più presto possibile al traguardo di suonare un pezzo difficile. State certi che ci metterò di più di colui che invece di buttarsi a provare ad eseguirlo subito tutto alla bell'e meglio, si mette lì a studiare lentamente ogni passaggio difficile ascoltandone con calma le necessità tecniche che comporta e risolvendoli uno ad uno fino adarrivare quasi senza accorgermene a possedere il brano studiato.