Potere o saggezza?
Nabla: «Vorrei uscire da un ragionamento circolare, in cui sono intrappolato da molto tempo.
Il ragionamento è questo. Partiamo da un’ idea di Platone:
Ci sarà un buon governo solo quando i filosofi diventeranno re o i re diventeranno
filosofi.(Platone) ».
Marco: «Interessante. Prima di tutto ti chiedo: filosofo = saggio? »
Nabla: «Se prendiamo in considerazione il maestro di Platone, cioè Socrate, saremmo portati a pensare che l’identità sia valida. Tuttavia, non possiamo accettare questa premessa in modo acritico, poiché il termine "filosofo" ha oggi un significato diverso. Platone riteneva che praticare la filosofia potesse rendere gli individui capaci di fare sempre le scelte giuste attraverso un puro processo di ragionamento. La problematica è complessa e ci porterebbe a divagare, ma accolgo la tua obiezione e correggo l’aforisma cambiando la parola “filosofo” con “saggio” ».
Marco: «Allora io direi: “ci sarà un buon governo solo quando i saggi diventeranno re o i re diventeranno saggi”. Semplice. Non vedo nulla di strano, sono curioso di sapere quale ragionamento contorto tirerai fuori».
Nabla: «Il problema è questo: il saggio non partecipa alla vita politica, non gli interessa il potere, ma preferisce dedicarsi alla conoscenza di se stesso e della natura umana. Ha capito che per governare è necessario mentire, persuadere. Bisogna essere carismatici, egocentrici. Lo scopo è accaparrare consensi. Ti ricordi, ad esempio, le vicende politiche che guidavano la vita della città di Atene nel V secolo a.c.?».
Marco: «Sì, Socrate, vive in un epoca in cui l’uomo politico più importante di Atene, PPericle, tra il 460 a.C. e il 430 a.C., riusciva sempre a persuadere gli ateniesi, con la sua abile retorica, a perseguire una politica imperialistica. Questa decisione gettò la città e gli ateniesi in un periodo di guerre incessanti, che continuò anche dopo la sua morte. La pace divenne un'eccezione rara per gli ateniesi».
Nabla: «E lo stesso Socrate (nel Gorgia di Platone), in risposta a Callicle che considerava Pericle un ottimo politico, perché aveva il dono di convincere gli ateniesi con l’arte oratoria, dice:
Ebbene, anche un allevatore di asini, di cavalli e di buoi, che fosse tale quale Pericle fu, avrebbe la fama di essere un cattivo allevatore, se, avendoli presi che non calcitravano, non davano di corna e non mordevano, li avesse resi così selvatici da fare tutte queste cose. O non ti pare che sia un cattivo allevatore, chiunque egli sia e qualunque animale egli allevi, colui che, dopo averli presi più docili, li restituisca più selvatici di com'erano quando li prese con sé? Ti pare o no?
Lo stratega, per le sue ambizioni, ha trasformato i cittadini, da docili agnellini in leoni inferociti, sempre in cerca di battaglie da combattere. Da allora, pensi che qualcosa sia cambiato?»
Marco: «Tutti sappiamo cosa è accaduto nella prima metà del nostro secolo. E anche oggi la sete di guerra non sembra sopita. Il potere di convincimento e di render feroci gli animi non pare essersi affievolito. Senza arrivare alla guerra, la politica, spesso, non si rivela in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini, mentre si scopre molto più abile nel soddisfare le ambizioni e l' avidità dei politici stessi. . Pare che le migliori qualità che un politico può possedere siano: l'arroganza, l'avidità, la propensione alla menzogna».
Nabla: «Sono a conoscenza di questa visione negativa della politica, ma non credi che un tale giudizio sia un po' eccessivo e ingiusto, e troppo generalizzato? ».
Marco: «No, perché questi sono gli atteggiamenti più comuni tra i politici. Non nego che ci possa essere qualche politico che abbia buone intenzioni per migliorare il benessere dei cittadini e del proprio paese, dal momento che questo dovrebbe essere il loro compito. Il problema sorge quando cerco un esempio da portare come modello; allora entro in crisi e devo rifugiarmi in affermazioni così estreme. A te viene in mente qualcuno? ».
Nabla: «Onestamente... qualcuno che non agisca per interessi personali, che mantenga tutte le promesse... no, non riesco a pensare a nessuno. Ma non sono uno di quelli che crede alle favole. Un governo centrale è necessario: la politica è indispensabile, e non mi fido dei profeti armati di bacchetta magica che vendono soluzioni definitive a buon mercato. L'abbiamo detto più volte, i progressi si ottengono attraverso successive approssimazioni. Diciamo che un politico è spesso un problema, ma un problema necessario: una specie di virus che permette alla società di continuare a esistere, nonostante tutte le sue imperfezioni.
Vorrei però tornare al mio ragionamento originale. Ti ricordi quando abbiamo visto il primo film della trilogia del Signore degli Anelli e poi ne abbiamo discusso con Paola e Claudio?».
Marco: «Sì, mi ricordo che eravamo giunti alla conclusione che Gandalf rappresenta il saggio. Gandalf rifiuta l'anello del potere perché sa che, in un modo o nell'altro, lo corromperebbe, sarebbe solo una questione di tempo».
Nabla: «Occorre sbarazzarsi dell’anello, ma va fatto più velocemente che sia possibile, perché chiunque viene a contatto con esso, non può resistere per sempre: il potere corrompe».
Marco: «Quindi, è un eroe di tipo non convenzionale: usa la rinuncia come arma contro il male. L'azione giusta in questo caso è quella della "non-azione", della rinuncia (della "nolontà" come direbbe Arthur Schopenhauer). Il saggio, dunque, non vede il potere in termini positivi, ma come una maledizione per chi lo deve esercitare.
Nabla: «Quindi nolontà e rinuncia sono le armi del saggio. Ed è qui che volevo arrivare.
Il paradosso che scorgo è questo:
se al governo non ci sono saggi, non avremmo mai un buon governo, ma solo persone che pensano ai propri interessi; ma se i saggi rifiutano il potere, perché sanno che il potere corrompe (o semplicemente perché non gli interessa), non avremmo mai saggi al governo e, quindi, non avremmo mai un buon governo lo stesso!».
Come si risolve il paradosso?
Potrebbe essere questa la più grande contraddizione della filosofia politica platonica? Politica e saggezza sono davvero incompatibili?
Vedi anche:
La saggezza nei politici è qualcosa di episodico. A volte gli capita di esser saggi. Ma non credo ci sia da fare affidamento su una saggezza permanente dei politici. Le ragioni sono proprio quelle che hai descritto tu nel post.
Ciao. 🙂
sublime.
😉
Se i saggi (onesti) non vanno al potere perché il potere corrompe... Allora al potere ci andranno sempre i disonesti 🙂 Sembra la quadratura del cerchio 🙂
Credo che l'affermazione di Platone non giunga ad un assurdo, anzi sostengo che sia corrispondente al vero. Dapprima mi sento in dovere di congratularmi con i creatori del sito (non credevo esistessero forum ove si potesse discutere di cose simili con tale impegno, serietà) per il lavoro che sicuramente devono sopportare nel gestire questo stesso e per i ragionamenti esposti, incredibilmente lucidi, lo ritengo davvero, relativamente alle opinioni che odo di solito. Detto questo, sarò sintetico poichè mi piace scrivere: concordo con quanto prima affermato, che filosofo si possa tradurre con "saggio". O meglio, se filosofia è amore del sapere, in senso originale il filosofo è colui che il sapere lo ama, quindi lo ricerca: è saggio, perciò, sia perchè + ama, + si impegna a capire, + riuscirà a conoscere , sia perchè intuisce (amandola) l'importanza della conoscenza stessa. Se concordi all'idea platonica per la quale, in estrema sintesi, la Verità (la conoscenza di essa) è bene, o meglio, direi io, Bene è l'AGIRE secondo questa, non possiamo non essere concordi con Platone: intellettualismo etico? Si. Credo anche che il più delle volte coloro i quali non si dichiarano concordi hanno, in realtà, la stessa mia opinione. "Cosa?", direte. Sostengo che vi è un problema di "definizione": come Platone spiega nella Repubblica l'Arte è la scienza volta al bene dell'oggetto (cosiccome per il medico l'Arte medica è ciò che mira al progresso della medicina, non il riuscire ad arricchirsi tramite l'esercizio di essa,lArte Politica mira al bene dei cittadini, non al raggiungimento del potere o all'arricchimento: quest'ultima la indica con il termine "Arte Mercenaria", o "Mercineria"). Sicchè il politico (=re;anche) è colui che mira al bene dei propri sudditti: la mancanza di ciò è la sua mancanza di arte politica, il suo "non essere" politico, cosiccome colui che non sa fasciare le ferite non è medico. Gandalf, per far rimanere la cosa semplice, si può affermare faccia del bene cercando di distruggere l'anello, è quindi anche, rispetto ad altri, un buon politico piochè, facendo si che alcuno si impadronisca di un potere cosi' forte, giova alle razze, che si verrebbero a trovare schiave di un oscuro padrone. Ancora + di bene avrebbe fatto (ritengo che il bene REALE, cioè legato alle azioni, non sia un concetto assoluto, cioè dai limiti definiti) se fosse riuscito a mantenere quel potere per utilizzarlo in modo benigno nei confronti della Terra di Mezzo: gli abitanti di questa non solo sarebbero rimasti "liberi" (=non schiavi), ma avrebbero rivissuto la Platonica età dell'oro, per cosi' dire: sarebbe stato ancor più dotato di capacità politica. Il messaggio del film sarebbe quindi, se vogliamo scovarne uno, che più si ha potere, + ci si avvicina alla possiblità di poter soddisfare i piaceri + materiali (fama,ricchezza,ecc.), + si è tentati da questi e quindi volti verso il Male (il Bene è infatti, il bene di tutto, cioè di tutti) al punto che perfino colui che è considerato il + virtuoso potrebbe corrompersi: il messaggio "politico" non sarebbe, quindi, che il saggio rinuncia al potere, ma semplicemente che è + funzionale al bene comune un assetto di tipo "democratico", in contrapposizione a "totalitario". Ciò non contrasta Platone, per il quale il "vero politico" dovrebbe fare il "politico", cioè esercitate il potere, cosiccome è il bravo medico a dover fare il medico. Ma i retori che chiamiamo politici non comprendono che il Bene (cio che è meglio fare) non è quello che loro credono il loro bene, ma il bene di tutti: questo è ciò che Platone dice. Ma avere visione di questo Bene (non in senso cristiano, è sempre esclusiva conseguenza del ragionamento logico)è talmente difficile che pochi, per la società di cui Pla. faceva parte, cosiccome per quella in cui viviamo, riescono a riuscirvi: questo Pla.lo sa bene. Più si è filosofi, + si consce il Bene, + è facile non essere corrotti dal potere terreno: il quale è sempre un pericolo x la nostra parte di "non essere" (filosofi) - anche il "filosofo" non lo è per una certa sua parte (il filosofo al 100% conoscerebbe tutto, sarebbe il "demiurgo", allora), infatti Pla. afferma nella sua opera che i filosofi-governanti non possono avere beni o addirittura famiglia, allo scopo di non cedere alla "corruzione" (=sbagliata concezione di bene).
Per cui, si è vero: sono saggio a rinunciare al potere che mi corromperebbe, ma sarei + saggio ancora a riuscire a gestirlo a fin di bene. Ed il saggio che ha di questa abilità, il potere tenterebbe al contrario di ottenerlo, proprio x toglierlo dalle mani di chi lo esercita in malo modo. Piu' è saggio colui che ottiene il potere, in sostanza, più la sua decisione riguardo ad esso sarà governo buono = buon governo.
Ho scritto non appena tornato a casa in tarda ora - mi scuso quindi x le eventuali idiozie di qualunque genere scritte, compresi errori di grammaticali - mi farebbe piacere se, qualora vi fossero, qualcuno me le facesse notare.
Qualcuno deve aver detto che l'anarchia è la miglior forma di governo proprio per questa ragione...
Sicuramente chi governa lo fa per i propri interessi e i saggi aborrono il potere proprio perchè corrompe ...è un non senso ma è la reatà....o forse è perchè noi che subiamo la corruzione non sappiamo farci rispettare perchè non conosciamo la nostra forza ...ma chi ha il potere opera per dividerci basandosi sopra ai nostri miseri interessi..
Ma dobbiamo subire per forza?
Mauri
Ciao Vittorio, in realtà sono solo e purtroppo questo periodo tra studi e lavoro (e ricerche personali) non ho più tempo da dedicare al blog, anche se non ho intenzione di abbandonarlo.
Per quel che riguarda il problema, volevo dire che, nonostante sia abbastanza platonico, penso che bisogna comprendere la differenza tra teoria e pratica, tra speculazione e applicazione. Il discorso di Platone sulla politica è giusto, ma è un ideale che temo anche allo stato attuale sia irraggiungibile nella pratica. Nella storia, di solito, sembra che il politico-sofista è quello acclamato ed ammirato dal popolo, mentre il saggio, viene osteggiato: Socrate stesso è stato ucciso dai cittadini. E Platone partendo da questo vorrebbe costruire una nuova città da zero su dei criteri quasi-matematici che però, spesso, non tengono conto a pieno delle complicatissime dinamiche sociali e psicologiche e che quindi non sono applicabili così come sono.
Dall’altro lato, il fatto che Socrate sia diventato Socrate è dovuto alla sua stessa condotta di vita. Anziché occuparsi di politica e/o affari si è dedicato alla conoscenza di se stesso e, come diceva spesso, alla “cura dell’anima”, invitando anche altri a seguire questa strada.
Mauri: dipende tutto dal considerare l’uomo un “buon selvaggio” (alla Rousseau) o homo homini lupus (alla Hobbes). Io penso che sia entrambe le cose, quindi dovremmo cercare di far a meno dei politici, ma in realtà sono indispensabili (un po’ contorto ma plausibile).
NON E' UN DILEMMA E SI RISOLVE CON LA CORREZIONE DEGLI ERRORI DI IMPOSTAZIONE.
NEL MITO DELLA CAVERNA CHI SI LIBERA DALLE CATENE E VEDE LA REALTA' (SAGGIO), RITORNA NEL BUIO DELLA CAVERNA ANCHE A COSTO DI ESSERE PRESO PER PAZZO.
QUINDI LA FIGURA DEL SAGGIO IMPLICA IL CONCETTO DI AZIONE DISTACCATA O DISINTERESSATA, L'OPPOSTO DEL MODERNO CONCETTO DI .
SECONDO, CHI RIFIUTA L'ANELLO E'
E NON E'
, E PER COMPRENDERE QUESTA SFUMATURA OCCORREREBBE ERUDIRSI CON LETTURE SULLA METAFISICA E SULLA TRASCENDENZA; COMUNQUE SINTETIZZO PER CHI VOGLIA COMPRENDERE CHE LA FUNZIONE REGALE E' LEGATA INDISSOLUBILMENTE ALLA FUNZIONE SACERDOTALE.
APPREZZO COMUNQUE LO SFORZO DI COMPRENSIONE.
NON E' UN DILEMMA E SI RISOLVE CON LA CORREZIONE DEGLI ERRORI DI IMPOSTAZIONE. NEL MITO DELLA CAVERNA CHI SI LIBERA DALLE CATENE E VEDE LA REALTA' (SAGGIO), RITORNA NEL BUIO DELLA CAVERNA ANCHE A COSTO DI ESSERE PRESO PER PAZZO. QUINDI LA FIGURA DEL SAGGIO IMPLICA IL CONCETTO DI AZIONE DISTACCATA O DISINTERESSATA, L'OPPOSTO DEL MODERNO CONCETTO DI INTELLETTUALE. SECONDO, CHI RIFIUTA L'ANELLO E' GANDALF IL GRIGIO E NON GANDALF IL BIANCO, E PER COMPRENDERE QUESTA SFUMATURA OCCORREREBBE ERUDIRSI CON LETTURE SULLA METAFISICA
E SULLA TRASCENDENZA; COMUNQUE SINTETIZZO PER CHI VOGLIA COMPRENDERE CHE LA FUNZIONE REGALE E' LEGATA INDISSOLUBILMENTE ALLA FUNZIONE SACERDOTALE. APPREZZO COMUNQUE LO SFORZO DI COMPRENSIONE.
tornare nella caverna è comprensibile IMPORTANTE è non perdersi nel labbirinto dell'incoscio.