Relativismo e pensiero debole
Il pensiero debole
«Ci troviamo al culmine della diffusione di un fenomeno che appare ormai irrefrenabile: ogni campo del sapere sembra intaccato e affetto da un’epidemia che lascia poche speranze per il nuovo millennio. Si tratta del relativismo, struttura portante del cosiddetto "pensiero debole", che la "modernità" ha inflitto alla nostra civiltà diffondendolo a dimensione planetaria sotto morfologie solo apparentemente cangianti, come indifferentismo, nichilismo, mobilismo, pirronismo, soggettivismo, individualismo, ecc., in campo ontologico, gnoseologico, culturale, etico, terminologico, ... »
Rocco Vittorio Macrì, Relativismo e pensiero debole: la perdita del fondamento.
«La filosofia moderna - scrive Giovanni Paolo II nella sua lettera enciclica Fides et ratio - , dimenticando di orientare la sua indagine sull’essere, ha concentrato la propria ricerca sulla conoscenza umana. Invece di far leva sulla capacità che l’uomo ha di conoscere la verità, ha preferito sottolinearne i limiti e i condizionamenti. Ne sono derivate varie forme di agnosticismo e di relativismo, che hanno portato la ricerca filosofica a smarrirsi nelle sabbie mobili di un generale scetticismo. Di recente, poi, hanno assunto rilievo diverse dottrine che tendono a svalutare perfino quelle verità che l’uomo era certo di aver raggiunto. La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto a un indifferenziato pluralismo, fondato sull’assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo" ».
Giovanni Paolo II, Fides et ratio
Fisica, relativismo e verità
Nabla: «Oggi tutto è relativo, lo dice anche la fisica: fa ridere, come dice il mio amico blogger Wil, pensare che la teoria della relatività ristretta di Einstein sostenga invece l’esistenza di un comportamento costante e universale: quello della velocità della luce».
Marco: «Sì perché, la meccanica quantistica dove la metti. E’ sulla bocca di tutti: “Tutto è relativo, non conosci la meccanica quantistica?”»
Nabla: - «Appunto».
Marco: - «Probabilmente perché la meccanica quantistica ha legato il concetto d’incertezza alla fisica, che veniva considerata una scienza senza incertezze: ha introdotto la nozione di probabilità di un evento, escludendone la certezza assoluta. E’ anche vero che la probabilità della meccanica quantistica è molto simile alla certezza: in alcuni casi, la probabilità che si verifichi un evento è talmente bassa che non si verifica, quasi con certezza, anche se innegabilmente c’è quel “quasi” di mezzo che fa la differenza. Quindi, in un certo senso, la fisica ha introdotto un certo grado di “assenza di verità”».
Nabla:-«Sì questo va bene, l’unica cosa che non capisco è come si passi dalla fisica all’ etica relativista.
Come se le persone avessero lo stesso comportamento delle particelle».
Marco:- «Effettivamente, L’uomo è un po’ più complesso».
Nuove teorie: Tra nichilismo, relativismo, assurdità e semplicismo
Il professor Odifreddi. In due parole: è un famoso professore di logica che sta conducendo una battaglia contro qualsiasi forma di fede e spiritualità. La sua filosofia è basata sull'idea che l’uomo sia solo logica, sull’idea che non possa esistere un dialogo.
Studente - «Prof. posso farle una domanda?»
Odifreddi - «Dica pure».
Studente - «Una volta ho assistito ad un suo spettacolo teatrale divulgativo, che ha concluso con le seguenti parole: “non esiste una verità assoluta” quando Lei, essendo uno tra i più rinomati professori di logica, sa che questa è una contraddizione logica.
Dato che se “non esiste una verità assoluta” io sto affermando che esiste una verità assoluta che è quella che “non esiste una verità assoluta”. Il relativismo è intrinsecamente contraddittorio dal punto di vista della logica».
Odifreddi - «Semplice, perché la maggior parte delle persone non conosce la logica».
Studente - «Quindi, non esistendo una verità, lei fa di tutto per imporre la sua».
Studente: «scusi se la importuno ancora. Mi tolga una piccola curiosità: ha mai sentito la parola "amore" ? »
Odifreddi - «che cos’è questa strana parola? Non è logica».
Studente - «e il Bene?»
Odifreddi - «Ah Bene sì, è l’opposto del Male».
Studente- «E il Male?»
Odifreddi - «è l’opposto del Bene, è logico no».
Studente - «E la morale?»
Odifreddi - «perché serve anche la morale, io sono intelligente».
Il codice da Vinci di Dan Brown: una brillante operazione di marketing
Il codice da Vinci di Dan Brown ha catalizzato un interesse straordinario, ma è innegabile che si tratta di un'opera di finzione. In larga misura, le sue tematiche si rifanno al saggio Il Santo Graal di Michael Baigent e Richard Leigh (1982), una pubblicazione che è passata quasi inosservata. Sostanzialmente, abbiamo contenuti molto simili presentati in formati differenti: saggio e romanzo. Senza una buona "forma" (marketing) niente si diffonde, ma la "sostanza" e la veridicità passano sempre più in secondo piano.
Il romanzo, apparentemente, non pretende di avere un'accuratezza storica. Tuttavia, l'autore adotta un piccolo stratagemma, come si nota nella citazione che segue, per attirare i lettori:
"Pur avendo affermato che 'questo libro è un'opera di fantasia', l'autore ha aggiunto (nelle Informazioni storiche a pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori) che 'tutte le descrizioni di opere d'arte, architetture, documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà'" (Wikipedia).
Mi chiedo quanti di quelli che hanno letto il libro di Dan Brown si siano resi conto che è stata una brillante strategia di marketing.
La verità è una conquista faticosa
La verità non si può ricercare facilmente. Dobbiamo sforzarci di andare oltre, di indagare la complessità.
Rivalutiamo la sostanza rispetto alla forma, lasciando da parte ciò che è facile in favore di ciò che è difficile: ciò che è facile non è necessariamente vero, né bello.
Soprattutto, non bisogna sempre arrendersi all'idea che tutto sia relativo.
La demagogia è la diretta discendente del relativismo filosofico: non esiste una verità , ognuno impone la propria. Libertà di pensiero non significa che tutte le posizioni si equivalgono, ma solo che ognuno ha il diritto di esprimere la propria. Recuperiamo i nostri valori, impariamo a scegliere ciò che ci piace, ciò che è giusto per noi, ciò che autenticamente ci arricchisce.
Viviamo in un mondo strano: tutti proclamano l'uguaglianza delle posizioni, ma chi è diverso viene scartato, deriso.
C’è il caos, la confusione; siamo spaesati, si pensa solo a distruggere, ma non a costruire.
Il nulla dovrebbe farci paura, ma ignoriamo la sua presenza. L’inconsapevolezza è il peggiore dei mali.
Ricominciamo a cercare i valori, non ci limitiamo solo a distruggere quelli vecchi.
La verità non né relativa e né certezza: passa attraverso il dubbio, il dialogo, lo scontro, l’incontro.
La verità non è né dogma, né assenza di opinione: è ricerca.
continua...
Vedi Anche:
Non ho avuto la fortuna di venire a conoscenza di quantistica e teorie filosofiche che non siano di spicciola sopravvivenza quotidiana,ma una piccola idea personale me la sono creata dall'esperienza di vita vissuta:l'uomo non può essere pura logica e verità assolute non possono esistere,dato che la verità suprema è fatta,come la felicità,di tanti piccoli tasselli che formano un puzzle molto complesso di cui non conosciamo la figura.Ma ricercandola giorno per giorno,ci si può imbattere in astrazioni come la casualità,il caso,la probabilità,l'amicizia,l'amore...costruire vuol dire accettare le diversità di pensiero che non siano lesive per altri,ma questo è un pò complesso per esseri che vorrebbero fare della logica assoluta l'assoluta verità:e astrazioni semplici e incomprensibili allo stesso tempo perdono ogni valore diventando aride e vuote...così l'amore diventa attaccamento alle materialità,l'amicizia compagnia di comodo,la casualità destino avverso...ho riscoperto molte di queste astrazioni,anche se per riuscirci mi sono dovuta momentaneamente allontanare dal mondo,ma devo dire che la mia vita ha assunto un significato diverso,e,riallacciandomi ad un tuo precedente post,molte ferite dell'anima che credevo indelebili hanno iniziato a fare molto meno male e il nulla per me non esiste piu'...
Le diversità esistono, ma questa realtà, invece di unire le persone per renderle uguali o simili nelle diversità, le allontana ancora di più, creando fazioni, pretese, contese, sia materiali (arrivando addirittura alle armi, come nelle guerre di religione) che puramente intellettuali (come nelle egemonie dottrinali, con i meccanismi di controllo e le minacce subliminali). Il problema è la PRESUNZIONE della verità.
Ma proprio quando si crede di averla in pugno essa sfugge…perché la verità è cosa troppo amena ed elevata per essere appannaggio di tristi presuntuosi. Ma questo è un mio pensiero opinabilissimo che in nessun modo, ahimè, posso provare.
Forse la chiave risolutiva è proprio nella ricerca continua. Chi cerca sa di non avere l’assoluto in pugno. Chi cerca sa che non può avere l’ultima parola.
Eliminata la presunzione si può sperare nella collaborazione tra umani per la conoscenza, ove ognuno può portarne un tassello dell’infinito puzle che essa rappresenta.
Un caro saluto! 🙂
Si,Galahadrys,secondo me la risposta è una sola:UMILTA'.Di pensiero e di azione,da contrapporre alla presunzione.Ma chiaramente è il mio pezzetto di verità...
Ciao Nabla, bel post. Bell'argomento. Sai c'è un libro che ho letto qualche tempo fa: La gang del pensiero; è una sorta di commedia, ma si parla di filosofia. Io sono abbastanza sprovveduto in materia per non esser stato offeso da come viene trattata; credo anzi che abbia degli spunti interessanti. Ad un certo punto il protagonista si domanda quali reali progressi abbia raggiunto la filosofia da che esiste. Concludendo (lo dico con parole mie) che siamo (come umanità e come esseri pensanti) ancora in mezzo al guado. Sarà forse troppo facile alzar bandiera bianca, ma non credo sia una conclusione errata. Tanto è vero che adesso si arriva anche al paradosso di non sapere nemmeno più quali siano le nostre conoscenze. Stravolgendo il "So di non sapere" in "Non so che cosa so." La verità, é stato detto, è un punto di vista. Al momento è la definizione che mi soddisfa di più. Credo però che siamo tutti quanti impossibilitati a trovare la giusta prospettiva per "vedere" la verità. Poichè forse ne facciamo parte. Una verità composta di molti strati. Dei quali ce ne sfuggiranno sempre più di quanti sapremo trovarne. Come uno che volesse osservare tutto il proprio corpo, ma non si fida di ciò che i suoi soli occhi non siano in grado di mostrargli. Così non si fida fino in fondo di ciò che gli mostra uno specchio; ma finchè abiterà quel corpo avrà solo una visione parziale del proprio essere fisico. Uh, scusate. Straparlavo tra me e me. 😛
Saluti a tutti. 🙂
Se mi si perdona l'OT, occorre specificare che Wojtyla era un accanito protettore dei preti pedofili. Anche se i corrotti mass media non hanno dato spazio alla notizia, in Austria 500.000 cattolici sono usciti dalla Chiesa di Roma perché Wojtyla ha protetto Groer. Le sue callide manipolazioni sul relativismo ovviamente hanno uno scopo, quello di portare l'acqua al mulino di Roma. Mi dispiace solo che quei 500.000 austriaci non siano diventati nichilisti attivi e violenti, ma abbiano fondato una ridicola organizzazione para-ecclesiastica.
Il problema non è la lotta tra Bene e Male, ma il fatto che in questo universo ogni cosa è Male. Il Male non è un concetto normativo e morale, ma una colpa ontologica. Il libro di Dan Brown è molto più offensivo per la religione Catara di quanto non sia per la Chiesa di Roma. Per un cataro è già impossibile ammettere un Cristo materiale che mangiò e defecò col corpo, figuriamoci l'ammettere un Cristo il cui sperma, eiaculato nel ventre di una femmina, avrebbe prodotto feti diabolici per servire l'infame causa della sopravvivenza biologica. Dan Brown non è un semplice relativista, ma un cospiratore incaricato di confondere le idee della gente in modo da impedire una corretta conoscenza del Catarismo. Dirò di più. Anche l'Antichità è da lui fraintesa e snaturata, in quanto le religioni precristiane non furono affatto un culto unitario e indifferenziato di una Dea che sembra il prodotto della Wicca. Tra le religioni politeiste di epoca imperiale e i culti femminili neolitici c'è un insondabile baratro: alcuni millenni di oblio. Secondo il Codice, persino l'Ebraismo e l'Islam sarebbero stati culti femminili, e la loro natura odierna sarebbe assurdamente dovuta a influenze vaticane (mi sorprende che non si siano scatenati tumulti). Non mi ero mai imbattuto prima in una simile accozzaglia di menzogne e di assurdità. Naturalmente a pagare Brown è stata la stessa Chiesa di Roma. Infatti se ci pensiamo bene, a chi giova tutto questo chiasso? Ai porporati, ovviamente. Non dimentichiamocelo: quelli hanno il terrore di una possibile rinascita del Dualismo Anticosmico, e cercano in ogni modo di impedirlo. Se c'è un relativismo che mi manda in bestia, è la voluta diffusione di cattiva conoscenza.
Un caro saluto
Rob non sono così "cattivo", anche un saluto fa piacere...
ciaociao
Antares: Sul fatto che Dan Brown voglia confondere le acque siamo d'accordo.
Da qui a dire che l'ha sponsorizzato la Chiesa di Roma mi sembra un volo di fantasia, quantomeno non ci sono proprio le basi per provarlo e forse neanche pensarlo (anche se tutto è degno di pensiero).
Stessa cosa per quanto riguarda Wojtyla.
Ciao
Essendo una totale agnostica, avrei dovuto salutare con favore il libro di Dan Brown. Ossia, se io credo che le religioni non portino al raggiungimento del fine (evoluzione spirituale) perché hanno sostituito loro stesse (cioè il mezzo) quel fine, dovrei considerare di buon occhio qualsiasi cosa che intacchi la credibilità della Chiesa. Peccato che le persone sembrano ragionare in termini di "tutto o nulla", quindi o accettano completamente i dogmi religiosi, o diventano degli atei incalliti. Perciò, così come ho trovato seccante che nei decenni scorsi le persone che si sono distaccate dalla Chiesa non abbiano trovato niente di meglio da fare che attaccarsi ai valori del consumismo, sono ugualmente seccata dal vedere come spesso le persone si lascino guidare dal gusto del romanzesco (vedi Dan Brown) per farsi un'idea su questioni talmente importanti. Non credo sia tanto una questione di relativismo, quanto di superficialità. Un relativismo ben pensato presuppone lo sforzo attivo di una persona che, non accettando in maniera passiva certi valori del passato, porta avanti una sua propria riflessione su certi argomenti. Mentre il problema, secondo me, è il fatto che le persone, come dici giustamente anche tu, si lascino guidare da ciò che è facile, "già pronto per l'uso". E questo mi sgomenta veramente.
Con queste sue parole, nemmeno un vulcaniano darebbe ragione a Odifreddi. E poi, cazzo, il suo cognome è tutto un programma.
A parte la follia da tarda notte, certo che è tutta ricerca. Arrogarsi il diritto di comprendere possedere e imporre un unica verità è, appunto, arroganza.
E l'arroganza, secondo me, garantisce una sola unica cosa, che non è la verità. La cecità.
La mia opinione è, chiaramente, relativa.
(Baci, Nabla)
CosmicDance: "che si sono distaccate dalla Chiesa non abbiano trovato niente di meglio da fare che attaccarsi ai valori del consumismo"
Uno degli argomenti che volevo sviluppare è proprio questo. Con cosa sostituiamo la fede? Con cosa sostituiamo il bisogno di Dio?
Con cosa sostituiamo i valori etici di cui (nonostante tutte le manipolazioni umane) le religioni sono portatrici ?
Che ruolo ha il consumismo oggi?
Shirasaya: Secondo me ha solo una grande chiusura mentale, perchè poi è anche simpatico, anche se forse è un po' arido.
(Baci, Shirasaya)
vogliamo far rinascere le usanze dell'antica grecia?? 🙂
P.S.
per il racconto non ti preoccupare, se esce bene, altrimenti non si può forzare.
ciao
Sai cosa mi fa più arrabbiare del relativismo pratico, la conseguente mancanza di dialogo: io la penso così, tu fai bene a pensarla cosà, ognuno è libero, in fondo siamo tutti sulla stessa barca...
a che serve parlare?
"Libertà di pensiero, non significa che tutte le posizioni sono giuste" Chi decide qual'è la posizione giusta?
"Recuperiamo i nostri valori, rendiamoci capaci di scegliere quello che ci piace, quello che va bene per noi, quello che dà veramente un valore aggiunto alla nostra vita." Questo non potrebbe definirsi relativismo? (c'era uno che diceva tempo fa :" non esiste la ricetta giusta per tutti", cito a memoria, e venne tacciato di relativismo...)
Francesco
Factum: E' proprio questo che bisogna combatterre...
Francesco: tu sei relativista.
"Questo non potrebbe definirsi relativismo?"
Non c'entra niente.
"Chi decide qual’è la posizione giusta?"
Sulle questioni della vita, la vita stessa.
Sulle idee il tempo.
ciao
So ancora vivo eh ... passo sempre a leggerti, ma ahime non c'ho tempo per scrivere qualcosa di sensato, quindi ti lascio solo i miei saluti 😉
Francesco: “non c’è una ricetta giusta, non c’è la verità, c’è il proprio benessere che non è ne’ giusto ne’ sbagliato. Se stai bene uscendo tutte le sere, se da questo trai forza e giovamento, ben venga, se invece come Bea preferisci lasciar sedimentare ben venga lo stesso, purché sia la tua scelta, e non la scelta di qualcun altro”
Nabla :"rendiamoci capaci di scegliere quello che ci piace, quello che va bene per noi, quello che dà veramente un valore aggiunto alla nostra vita."
Sono contento che le mie idee facciano breccia nel tuo cuore, si vede che il tempo fa il suo effetto 🙂
Saluti
francesco
Qui non si tratta di considerare il ruolo, di certo non secondario, che rivestono le idee, le opinioni, di cui ognuno è portatore. Si parla di Verità che, in quanto tale, dovrebbe essere indipendente da ogni dimensione soggettiva. Ma chi desidera la verità è l'uomo, essere dotato di mille sfumature tra il bianco e il nero. Tale "dilemma" inanzitutto consiste nel superamento dell'alternativa tra metodo assoluto, secondo cui basta un impersonale e totalizzante algoritmo a risolvere ogni problema di indagine e dissoluzione relativistica di ogni regola razionale. Al momento non ricordo il nome, ma c'era chi nominava tale dicotomia come "regole di metodo/psicologia della folla". Ci si colloca quindi in una posizione intermedia che come dici tu, caro Nabla, vede nella ricerca la "soluzione" al problema. Di qui il ruolo della retorica, intesa come dibattito tra competenti, confronto incessante, continua negoziazione tra menti diverse. Quindi immaginiamo un modello retorico in cui agiscono tre soggetti: chi avanza una tesi, la natura che "fornisce risposte", e una comunità di interlocutori che, dopo un illuminante confronto, dà il suo consenso (come se la natura, in questi termini non "parlasse" da sola ma NEL dibattito e TRAMITE il dibattito). Forse ciò che è realmente difficile da accettare è che all'uomo non compete il possesso della verità, ma solo la ricerca mai conclusa di essa.
Ciaociao
Ciao Marica,
Interessante il sistema del dibattito che è simile a quello che avevo in mente.
Secondo me la caratteristica principale degli interlocutori dev’essere quella di cercare la verità, indipendentemente dall’essere uomo contingente nella realtà, abbandonare il sé per la pura ricerca.
La Verità è ricerca, ricerca continua che deve portare comunque ad un risultato.
Risultato che deve essere messo continuamente sotto verifica, può cambiare, ma che va accettato se corretto.
Si potrà dire che molte idee non sono applicabili alla realtà, ma questo non significa che non sono vere. L’idea è può essere vera, ma si distorce quando entra a contatto con la realtà.
Per fare un esempio: è come costruire un bel modello fisico-matematico che sembra perfetto, vero. Poi quando lo andiamo ad applicare alla realtà bisogna passare per necessarie approssimazioni, questo non vuol dire che ci perdiamo nel nulla, solo che perdiamo un po’ di verità, ma sempre vicini siamo.
Grazie maestro Francesco, non ti sembra di essere un po’ presuntuoso?
Non esprimi idee. Incolli pezzi di frasi, estrapolate da discorsi articolati e complessi.
E’ come se prendessi una riga di una lunga dimostrazione matematica, asserendo che quella è la dimostrazione di tutto.
Inoltre se leggi i tuoi commenti noterai che si che si contraddicono tra loro, ed , a volte, hanno contraddizioni interne. Tu non parli per costruire, ma solo per contraddire (ti contraddici anche da solo) e spesso porti il discorso fuori tema. Ormai ti sei fissato con una cosa e non vai oltre.
L’unica netiquette del blog è quella di esprimere idee, quindi scrivi la tua idea articolata e sensata, altrimenti, se non vuoi rispettare neanche questa semplice regola puoi trovare altri blog più adatti al tuo modo di fare.
“rendiamoci capaci di scegliere quello che ci piace, quello che va bene per noi, quello che dà veramente un valore aggiunto alla nostra vita.”
Queste due righe, ad esempio, possono significare non andate in discoteca, ma scegliete qualcosa di più costruttivo. Era una frase contro le mode, le tendenze,il consumismo, il fare quello che fanno tutti. Non c’entra nulla con la tua, il significato voleva essere proprio il contrario (leggi bene, leggi nel contesto).
i valori, le basi, per intraprendere qualsiasi cosa, sono importanti. parlarsi, parlarsi... e saper ascoltare.... purtroppo oggi c'è sempre poco tempo (dicono)... dobbiamo "imparare" a confrontarci, sentire cosa gli altri hanno da dire e insieme "costruire"......
Uti
Esatto, "perdiamo un po’ di verità, ma sempre vicini siamo." Un pò quello che Popper chiamava "fallibilismo", nel senso che la scienza ha come tratto costitutivo la fallibilità e l'autocorregibilità (cioè..le teorie magari non sono portate nel regno delle verità Immutabili ma sono "corroborate", cioè temporaneamente non falsificate). Ciao
sai cosa... non basta dire tu ti contraddici senza portare argomenti, o dire tu sei sterile senza argomentare perché questo sia vero, ne' dire tu sei relativista senza spiegare perché lo pensi...e pi proponendo una visione altrettanto relativista, ma che presuppone una maggiore "nobiltà"...ed è la cosa che mi fa arrabbiare e mi fa adottare la tecnica del "disco incantato" che sicuramente conoscerai...io ad esempio trovo contraddittorio il tuo invito al dialogo se poi non rispondi a domande, provocatorie a volte, ma che vorrebbero sinceramente stimolare la conversazione. Se poi non viene colta neanche l'ironia di certe affermazioni allora credo di aver commesso un grosso errore di valutazione. Peccato
Saluti
Francesco
Ciao!
Nabla, scusa la mia imperdonabile distrazione... come minimo avrei dovuto essere fra i primi a commentare, sono pure stato citato! 😉
Mi limito alla parte più "oggettiva", per ora.
'sto palleggiarsi accuse di "relativismo" fra agnostici logici e credenti spesso perde significato in quanto si usa lo stesso termine con diverse definizioni.
Come la teoria fisica della Relatività è stata banalizzata e distorta, così anche la più complessa quantistica ha fatto la stessa fine.
Intanto, anche in fisica classica la probabilità e la statistica hanno ruoli importanti. Basti pensare alla termodinamica, alla fluidodinamica.
La differenza con l'aspetto probabilistico della fisica quantistica sta nel fatto che in un sistema classico la statistica è introdotta come metodo approssimato nell'impossibilità di controllare tutte le variabili, mentre l'evoluzione di un sistema quantistico contiene intrinsecamente l'incertezza.
Incertezza associata da Marco nel dialogo ad "un certo grado di “assenza di verità”".
E' una posizione ancorata alla visione einsteiniana che non condivido.
Mi pare un atteggiamento più umile, meno antropocentrico accettare la "verità" dell'incertezza.
Benché ovviamente non ci siano legami diretti fra fisica ed etica (a parte quelli banali: il soggetto/oggetto dell'etica è subordinato alle leggi fisiche), vedo una "lezione" applicabile all'etica stessa in quel che ho detto: l'abbandono dell'ostentazione di certezze "forti", l'accettazione del dubbio "probabilistico".
Una sorta di "terza via" fra pensiero assoluto e relativista...
Un saluto a Nabla e a tutti i commentatori.
...dimenticavo (come il tenente Colombo, eheh!):
bello "La gang del pensiero" citato da Fumblindog, consiglio la lettura agli appassionati di filosofia!
Un po' meno profondo, a mio parere, il lavoro di Dan Brown. Anch'io ho letto libri su Graal, Arca dell'Alleanza e simili (pure uno che sostiene che i due "miti" citati siano la stessa cosa), di solito trovando forzature estreme nelle conclusioni.
Le stesse presenti nel "Codice Da Vinci".
La chiave del successo è il sensazionalismo e la mancanza di cultura biblica e teologica nei lettori (o negli spettatori al cinema), per cui si fanno passare immani castronerie.
Non è questione di relativismo o no... solo disinformazione.
Ho visto pure il film, imprecando contro le cazzate e ridendo per le assurdità di una mediocre sceneggiatura (e recitazione)...
Nabla, sei stato veramente duro con Odifreddi!
Spero per lui che non sia quell'automa che hai descritto! 😉
Ciao!
Ciao Wil,
la pensiamo in modo simile, mi sembra.
Forse più che assenza di verità bisognerebbe dire: “assenza di certezza.”
Ed il punto è proprio quello che si confonde verità con certezza, oppure si passa dallo gnosticismo alla fede dogmatica. Il post si è concluso proprio con questa considerazione, chiarita meglio nei commenti 21-22.
So che il problema è la disinformazione, ma se una storiella ben congeniata per molti ha lo stesso valore di verità di uno studio storico approfondito, la cosa mi preoccupa un po’.
All’altro eccesso c’è Odifreddi che è troppo logico e non accetta dei lati dell’uomo che devono esserci. Più che duro volevo essere ironico…
Come sempre bisogna trovare la giusta misura. L’uomo non è né logica, né fede, né ragione, né fantasia, né follia,né passione, né ironia… è solo un po’ di tutto questo…
Poi sta a noi stabilire una scala d’importanza o se coltivare più un lato rispetto agl’altri, ma secondo me, non bisogna mai escluderli completamente. Nella mia scala di valori la ragione è ai primi posti e anche a me piacerebbe, che si usasse un po’ di più, ma mi rendo anche conto, ad esempio, che logica ed intelligenza possono essere anche controproducenti senza un buon animo.
ciao
Sulla tua ultima conclusione sono perfettamente d'accordo: umanità e ragione, al primo e al secondo posto. Per parafrasare il Vangelo, il di più viene dal demonio.
😉
Ciao!
QUello scritto su Odifreddi, è contrario e superficiale rispetto a ciò che Odifreddi ha ampiamente in scritti e dialoghi. Odifreddi non si oppone ad un sentimento "di spiritualità", che aveva anche Pitagora, e o matematici e logici dell'antica Grecia (avversati ovviamente dal crustianesimo) si oppone alla mostruosa costruzione culturale ed istituzionale delle concezioni religiose che non fanno altro che creare una concezione della realtà sui cui tutti sono immersi e in cui regna la solo unica verità mistica, affiancati in ciò da filosofi idealistici, e cercano di affogare tutto ciò che intacca tale predominio. Ancora i danni devastanti del grande Croce sono presenti nella cultura Italiana e inspecie nella scuola, ma questo è solo un aspetto di un fenomeno molto più massiccio.
E' sempre un momento di allegria vedere alcune contraddizioni colpire i grandi nomi dell'ateismo militante.
Ed invece, al contrario, ritengo superficiali le analisi che fa Odifreddi.
Dal punto di vista filosofico, mi sembra che fondare l’essenza della realtà sulla logica sia stata impresa abbandonata qualche tempo fa da Russel che, grazie a Wittgestein, ha evoluto il suo pensiero sulla logica nell’ottica di linguaggio e non di identificazione con la realtà.
Queste poche righe che ho scritto non hanno alcuna pretesa, avevano come unico obiettivo quello di mostrare che ponendo una domanda come “che cos’è l’Amore? “, possiamo sfidare qualsiasi logico Professore Eminentissimo a dare una risposta puramente logica.
Quello che contesto è “Il logicismo estremo” che cerca di spiegare la realtà (e a questo punto la Divinità) solamente in termini logici. Ma la cosa peggiore è che probabilmente le teorie di Odifreddi non hanno basi filosofiche, ma neanche scientifiche.
Inoltre anche l’Ateismo è una religione in quanto, se da una parte non si può dimostrare l’esistenza di Dio, allo stesso modo non si può dimostrare la “non esistenza di Dio” e quindi anche Odifreddi, a suo modo, è un credente ed un religioso che porta avanti la sua fede.
Con Odifreddi posso condividere alcune idee, ma il metodo prettamente nichilista e, a mio avviso, a volte superficiale, lo contesto:
« In fondo, la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo. »
(Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani)
« In fondo, la critica ad Odifreddi potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo la scienza, indagine sulla natura e non su Dio, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a cercare Dio con la scienza.»