Teoria Universale o analisi del particolare?
Nella storia della filosofia e del pensiero, si sono alternate filosofie che hanno condotto ad una visione profetica della storia e dell’evoluzione umana, a filosofie che tentano di cogliere la specificità e la particolarità di ogni esistenza e di qualsiasi evento.
Ogni epoca storica è un mondo a sé o la storia è un susseguirsi di eventi razionali collegati da una trama, che ne determina lo svolgimento nello scorrere del tempo?
Ogni sguardo sul mondo ha un carattere di finitezza, in quanto è esso stesso un punto di vista storico tra i tanti punti di vista storici, o esiste l’occhio assoluto di Hegel che è in grado di cogliere razionalmente la trama ontica della realtà?
Ricordiamo che, in ogni caso, Hegel non ha fatto altro che razionalizzare (attraverso la dialettica) una visione religiosa della storia, quella cristiana. Anche se quello di Hegel è un cristianesimo zoppo, epurato da tutte le componenti irrazionali, che sono, in realtà, l’anima del messaggio di Cristo. Non c’è amore, non c’è pietà, non c’è fede, non c’è riscatto dei poveri, dei giusti; nel mondo di Hegel è tutto giusto, perché tutto segue una strada razionale che non può essere compresa (se non dallo stesso Hegel), ma neanche discussa.
Una volta usciti dalle gabbie di una ragione totalizzante, come quella di Hegel, che vedeva nelle diverse epoche storiche il diverso grado di sviluppo della ragione, è la fattività irrazionale e la consapevolezza della soggettività di tutti i valori storici che supportano la comprensione del mondo.
La storia si trasforma dallo spirito storico ideale, in un insieme di ritratti, di biografie e accadimenti, necessari o accidentali che siano. I grandi e sanguinosi condottieri, incarnazione dello spirito universale, lasciano spazio al singolo uomo e alla singola donna, che ricominciano ad avere il proprio valore, come individualità unica ed irripetibile.
I sistemi di pensiero che cercano di cogliere la realtà come un tutto, di comprenderla in ogni particole, di profetizzare e prevedere ogni singolo comportamento poggiano su basi metafisiche (come il pensiero di Hegel). Le filosofie che potremmo definire più “umili” e scettiche, sono quelle che tentano di cogliere la specificità di ogni vissuto e di ogni problema; solitamente poggiano su basi logiche o scientifiche, e, in ogni caso, sono frutto di un lavoro metodologico più rigoroso e concreto che non rigetta il “dato sperimentale”. In generale queste filosofie amano il riduzionismo e l’analiticità, presupposti che sono intrinsecamente contrari ad una visione metafisica e globale della realtà (come la filosofia di Hegel). La filosofia analitica va nel particolare, ne è quasi ossessionata, entra in cunicoli che si fanno sempre più stretti, angusti.
Prendiamo in considerazione il caso Socrate.
Socrate non propone delle verità, ma cerca di stimolare gli interlocutori a perfezionare la loro indagine, la ricerca. I suoi discorsi non hanno punti fermi, ma si adattano alla situazione, all’interlocutore; la validità delle proposizioni dipende dal contesto e, da questo, non può mai essere svincolata.
Il suo messaggio si riferisce al singolo uomo, non alle masse; ad una precisa collocazione geografica, non al mondo intero; ad un preciso intervallo temporale, non all’eternità; ma paradossalmente, proprio questa sua specificità lo rende eterno ed immortale.
Un Socrate “torpedine marina” sempre pronto a spazzare via le ostinate illusioni dei saccenti, con la sua fatale ironia.
Egli continuamente chiedeva "che cos'è?" (ti esti?). Tratteneva l'interlocutore su un concetto, un pensiero. Non gli permetteva di scappare. Pretendeva delle risposte precise. E alla vaghezza, rispondeva ancora con la solita domanda: "che cos'è?"
Socrate ed Hegel sono agli antipodi. Ma la filosofia ha consegnato alla storia tutte le sfumature del caso.
E a questo punto potremmo divertirci a dividere i nostri protagonisti in squadre.
Potremmo mettere Socrate, Pascal, Russel, Kant, Leibniz ,Epicuro, Montaigne, Bacone, il primo Platone dalla parte degli analitici.
Hegel, Nietzsche
(un finto antimetafisico?), Heidegger, Aristotele, Husserl, la filosofia medievale, il secondo Platone e gli idealisti, dall’altra parte.
La contrapposizione principale è tra chi tenta di dare una visione globale della realtà e chi indaga il singolo evento, la singola esperienza. Tra chi forma un grande sistema metafisico e chi non ha una filosofia del tutto. Tra chi usa un modo di esprimersi chiaro e semplice e chi si esprime in modo complesso, oscuro e, in alcuni casi, addirittura nebuloso.
Tra chi scrive, e si sente inconfutabile nel suo scrivere, e chi abbozza, tenta,non scrive affatto o accetta conclusioni aporetiche.
I confini non sono così netti, certamente nel pensiero confluiscono entrambe le correnti. Il caso esemplare è Platone. E anche nei casi limite, il filosofo consegna sempre una visione del mondo, che per quanto sfuggente, ha una sua determinazione.
Ma ammettendo che sia lecito operare questa distinzione, voi, da che parte state?
Non credo si possa fare una separazione netta, poiché il 'particolare' è compreso nell' 'universale'. Non posso stare dentro una parte, poiché sto nel Tutto.
Riconosco in Socrate, per quel suo modo di stimolare l'interlocutore a trovare la soluzione ai problemi da sé, il primo 'consulente filosofico' della storia di tutti i tempi e, personalmente, non mi riconosco in quel fin troppo noto e abitudinario pensiero cartesiano "penso dunque sono". Mi riconosco, piuttosto, nel pensiero di G. Bruno "intuisco dunque sono" e nei suoi 'infiniti mondi'.
Sempre interessante il tuo blog.
Bel proseguimento
Nn conosco certo la materia, ma ricordo che secondo la data "legge della relatività generalizzata": "le leggi fisiche sono invarianti rispetto a trasformazioni delle coordinate spazio-temporali = hanno la stessa forma x ogni sistema di riferimento"; in ogni dove ed in ogni tempo, sembrerebbe, varrebbero le stesse leggi fisiche - di modelli dell'universo sappiamo che ne sono stati fatti e sappiamo che ve n'è uno ora accettato come + probabile, seppure credo che neppure chi se ne occupa lo credi essere quello definitivo: comunque, si tratta sempre di qualcosa dove diversi corpi e, di riflesso, diverse leggi, hanno una relazione e caratteristiche in comune: altrimenti nn potrebbe esserci una qualsivoglia teoria . Quanto riguarda la relazione, quindi, dicono che sia sempre la stessa: il rapporto causa-effetto secondo quelle date leggi. Qualsiasi corpo consideriamo, sappiamo che questo si modifica nel tempo a seconda delle relazioni che intrattiene con l'esterno a livello microscopico, atomico ecc.. in un modo tale che, date quelle condizioni, nn potrebbe avvenire altrimenti. Ma vale lo stesso x i fattori esterni a quel corpo che hanno relazione con lui: se, allora, ogni cosa è perfettamente inserita "ad incastro" nel resto, come dichiarato da un fisico di cui ora nn ricordo il nome (Friedmann ?), una mente che, poniamo, conoscesse in un dato momento la posizione, la natura o nn so cos'altro di tutta la materia, tutte le particelle esistenti, avrebbe allora compreso nella sua sapienza l'intero universo in ogni suo istante, dunque l'origine, la fine, il senso. Di riflesso, siamo relativamente "perfettamente sicuri" che ogni cosa immaginabile avrebbe almeno in comune con il resto il fatto di "essere": gia solo x questo parliamo di un unica entità, anche se certo "teorica" - ebbene, se ci pensiamo, ci appare che, in senso lato, nulla di pensabile nn è "teorico". Posto che queste conclusioni, alle quali mi attengo, cmq, puramente poichè affermate ,o intuitive conseguenze di principi affermati, da detti "esperti", sono in continua evoluzione; posto che ogni genere di scienza trova inizio e conferma nel fenomeno "particolare" tramite diretta intuizione, ma che il valore dei sistemi "teorici" (oggi le leggi a cui ci si riferisce) hanno mostrato il proprio "vero" valore, pratico, in innumerevoli conosciute applicazioni (xciò "particolari") - il resto, allora, è tutto dire.
@vittorio: molto interessante il parallelo con la fisica. Effettivamente la fisica di oggi si muove su due livelli: scendere nel particolare e tentare di dare una teoria Universale (il concetto è simile a quello che ha esposto Unpensiero).
Nella fisica, mentre per casi specifici i risultati sono meravigliosamente precisi ed accurati,per quanto riguarda l’unificazione di tutte le teorie fisiche ancora non abbiamo risolto tutti i problemi. In particolare si sta duramente lavorando alla difficile unificazione tra la relatività e la meccanica quantistica che sembra ancora molto ostica.
Ciao
Io sono abbastanza propensa a vedere le cose come manifestazioni di classi generali. Cioè: alla fine gli schemi mentali e gli obiettivi che ci prefissiamo sono raggruppabili in poche decine di concetti-base (ricerca della felicità, accettazione, tranquillità, ecc.) solo che poi, nella vita di tutti i giorni, ciò che cambia in maniera immensa è il metodo che adottiamo (tramite le nostre azioni) per affermare tali concetti. Così, da una parte abbiamo un ventaglio sterminato di possibili modi d’agire, ma dall’altra, se andiamo a interrogare le persone, esse ci forniranno spiegazioni simili per i loro comportamenti apparentemente discordanti. Il problema delle teorie che dicono che ognuno è una storia a sé sta nel fatto che a quel punto non sarebbe possibile avere alcun tipo di conoscenza; però va anche detto che molte teorie più “generaliste” tendono a semplificare un po’ troppo le cose. Giudicano l’umanità tramite 3-4 parametri e così il risultato finale è idealizzato e falso. Ma se giocassero un po’ più sulla complessità, decuplicando il numero delle variabili in gioco, potrebbero andare a cogliere le varie situazioni in maniera più efficace (prendendo in prestito il linguaggio relativo all’hardware, potremmo dire che il problema di queste teorie sta solo nella loro scarsa “capacità di calcolo”)
molto interessante qui...
ripasserò--
buona serata
Il Tutto è un concetto illusorio. Soltanto i panteisti e i materialisti possono credervi. Chi conosce la verità sui Due Princìpi, sa che essi non possono in alcun modo essere compatibili e pensabili come parte di uno stesso universo.
Un saluto
P.S.
La colonna di destra oscura parte dei post, rendendo molto difficile la lettura del blog e l'accesso ai commenti. Forse sarebbe il caso di restringerla un po'...
CosmicDance: In linea generale concordo con te, ma non penso che la consapevolezza della specificità di ogni esperienza necessariamente neghi la possibilità di una conoscenza. Certamente conoscere significa trovare classi generali che descrivano un gran numero di fenomeni, ma significa anche trovare particolarità e caratteristiche specifiche che sono presenti in un singolo fenomeno.
Antares: interessante, ma a quel punto il "tutto" non coincide con i due principi da cui gli universi derivano?
Per la visualizzazione prova ad allargare la finestra, la colonna ha una larghezza abbastanza standard. Grazie per la segnalazione, controllo anche su altri browser.
Ciao
Ciao Nabla. 🙂
La filosofia, credo, ha a che fare col pensare. Una sorta di abito da indossare per ben figurare nel gran ballo dell'esistenza. Ma è soltanto questo: un tipo di abito. E la scienza (e la religione) pure. Tutte cercano di trovare delle risposte. O ritengono di averle trovate. Abiti. Io direi di preoccuparsi più di chi quegli abiti dovrebbe indossarli. Dove sta l'uomo? Filosofo? Scienziato? Credente?
Salut. 😀
passo con calma,anche perché questo blog lo richiede visto le argomentazioni
comunque ti auguro una buona serata
@Fumb: l'uomo sta nello Scienziato, nel Credente, nel Filosofo,...; cioè in quello che aiuta ad esprimere la propria natura, senza soffocarla.
ciao
Nabla: L'uomo sta nello scienziato, nel credente, nel filosofo.. 'uno e..parecchio', insomma.. :))
Ciao. 😉