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9 Gennaio 2007
Nabladue
Tempo di lettura: 4 minuti

Ulisse: archetipo dell'uomo in cammino

Il viaggio di Ulisse come trasformazione interiore e accettazione dell'ignoto

Ulisse il cammino verso l'ignoto

L'epopea di Omero è il pilastro fondamentale della nostra cultura, il primo faro che ha illuminato il cammino verso la conoscenza. L'Odissea è il primo racconto che descrive e denota l'evoluzione morale e spirituale di un individuo: il viaggio di Ulisse ci conduce attraverso la trasformazione e la purificazione dell'animo umano.

Ulisse, eroe dell'Odissea e archetipo dell'uomo in cammino, incarna il desiderio universale di scoprire la propria identità e il proprio destino. Nel suo peregrinare, affronta ostacoli e sfide che mettono alla prova la sua forza d'animo e la sua saggezza, insegnandoci che il vero valore dell'esperienza risiede nel superamento degli ostacoli e nell'apprendimento che ne deriva. In ogni epoca, l'umanità si trova di fronte a nuove prove e nuovi confini da oltrepassare.

La storia di Ulisse ci ricorda che, nonostante le difficoltà, possiamo sempre trovare il coraggio di affrontare l'ignoto e di superare gli ostacoli che ci si parano davanti. Attraverso la forza della nostra intelligenza, la perseveranza e la fedeltà ai nostri valori, possiamo intraprendere un viaggio di crescita interiore e di conoscenza, seguendo le orme di Ulisse, e tracciando un nuovo cammino per le generazioni future.

Il viaggio di Ulisse è un monito e un'ispirazione per tutti noi: un invito a non temere l'ignoto e a continuare a cercare il significato più profondo della nostra esistenza. La sua storia ci esorta a non arrenderci mai, a lottare per ciò in cui crediamo e a cercare la verità, anche quando il cammino è arduo e pieno di insidie.

Dante e la condanna di Ulisse

Dante ha condannato Ulisse. Per prima cosa bisogna sottolineare che Dante non conosceva L’Odissea. Di Omero (maestro del suo amato maestro Virgilio), aveva letto solo pochi versi, riportati da altri. Dunque, il suo Ulisse non è quello di Omero, è un Ulisse filtrato dalle interpretazioni e dalle trascrizioni. Certamente, l’immagine che Dante poteva aver tratto dell’Ulisse “raccontato” non era strampalata e completamente estranea a quella che ne aveva dato Omero. Tuttavia manca un elemento fondamentale:

l’Odissea è un viaggio nel peccato per ottenere la redenzione, così come lo è la Divina Commedia stessa. Ulisse, come lo stesso Dante, attraversa la selva oscura e riesce a superare le insidie della tentazione e del vizio. Nel suo peregrinare avvertiamo tutta la tensione dell’uomo verso la ricerca del divino e la purificazione dal male. Nel mondo di Omero, nonostante siamo in un’epoca lontanissima dalle vicende della Commedia, alcune tematiche dell’Odissea sono molto vicine allo spirito dantesco: il rispetto per gli dei, la lotta contro le tentazioni della carne, la sacralità della famiglia, la benevolenza verso gli ospiti. In maniera analoga, il coraggio e il desiderio di tornare in patria sono i remi del viaggio di Ulisse.

L’astuzia di Ulisse è un’arma potente che gli consente di uscire vittorioso dalle sfide più ardue, tuttavia – direbbe Dante - non è etica: nella prospettiva della vittoria conquistata con l’ingegno, ciò che conta è il fine e non il mezzo. Sebbene il poeta Omero non dia espliciti giudizi morali, non ignora affatto la condotta dell’uomo Ulisse: il viaggio, o meglio, il ritorno è un purgatorio: l’Ulisse ingannatore e affabulatore deve scontare le colpe commesse. I temibili e possenti ostacoli che l'uomo d'ingegno multiforme ha incontrato nel suo cammino sono stati materializzati dalla sua stessa anima nel mondo esteriore. È stato costretto ad attraversare la “zona d’ombra” interiore per riappropriarsi della luce. Ulisse nel suo peregrinare cerca la redenzione. E dopo la redenzione, il ritorno in patria è un ritorno alla purezza, è riappropriarsi di se stessi: è conoscere se stessi.

Condannare Ulisse significa condannare l’umanità. Quell’umanità che cerca, che s’interroga, che cresce spiritualmente, che risolve i problemi, che lotta contro le tentazioni. Il vecchio Ulisse è ormai saggio, ha visto la vita nella sua essenza, ha conosciuto le luci e le ombre dell’animo umano e non sarebbe mai ripartito da Itaca: il viaggio è stato compiuto, non c’è più nulla che lo possa trascinare fuori dalla sua città. Così, finalmente, può abbandonarsi alla pietà per il vecchio padre ed al “debito amore che doveva Penelope far lieta”. Spingendoci ancora oltre, si deve notare che Ulisse né partì entusiasta per la guerra di Troia (a cui fu costretto a partecipare da re più potenti di lui) né avrebbe voluto vagare per anni prima di tornare in patria. Egli è vittima della circostanze che, in parte sono state provocate dai suo misfatti, dal lato oscuro della sua anima e da una innata e irrefrenabile sete di conoscenza, ma, prevalentemente, sono il frutto di forze più potenti di lui. L’Ulisse pellegrino, spesso, non ha nessun controllo ed è semplicemente una vittima inconsapevole che usa tutto ciò che la natura gli ha donato per rimanere a galla in un mare in tempesta.

Seppur siamo lontani dalla saggezza di Socrate, l’astuzia, l’intelligenza e la tensione verso la ricerca di Ulisse (il suo non essere bruto) sono la saggezza socratica in potenza. Socrate riesce ad accogliere e trasformare ciò che in Ulisse era solo nello stato embrionale. Così, la battaglia si fa più elevata: si sposta dalla terra al cielo, dalla spada al pensiero, dall’ingegno multiforme alla saggezza filosofica e spirituale. Ma senza passare per Ulisse, non ci sarebbe Socrate, non nascerebbe la saggezza.

La condanna di Dante è il residuo della cecità della cultura medievale, indispensabile per lo sviluppo della nostra civiltà, ma che, ormai, non ci appartiene più.

26 comments on “Ulisse: archetipo dell'uomo in cammino”

  1. ....mi permetto un commentino...

    Ho ripreso in mano Dante per l'esame di letteratura italiana...e quell'allegro ometto che è il mio docente ha detto una cosa molto saggia, io credo. Ha sottolineato come Ulisse se ne stia all'inferno non per essersi spinto oltre i limiti...geografici e spirituali...per aver pensato in grande, per aver compiuto il folle volo...ma per la vecchia storia del cavallo di Troia, per l'intelligenza [dono divino] usata per uno scopo malefico.

    Quindi in un certo senso Dante "salva" l'Ulisse che ci è più caro.

    Fine della scocciatura, e scusa l'intrusione pedante...ma mi ha fatto pensare. ^^

    Fùs

  2. Apprezzo la tua osservazione e, vorrei aggiungere che oltre a quella da te citata, Ulisse si è macchiato anche di altre colpe come aver convinto Achille a ritornare in guerra,

    quindi come hai sottolineato, ha più volte usato l’ intelligenza per i suo scopi.

    È vero Dante non lo condanna in pieno, ma calandoci nella

    situazione storica in cui è vissuto il Poeta, possiamo immaginare come un Uomo, che voglia superare i limiti imposti dalla ragione potesse essere considerato in modo negativo:

    “il folle volo” è il cercare di andare oltre i limiti allora conosciuti.

    Sia Dante che Ulisse ripongono nella conoscenza la loro stessa vita, ma mentre Dante si muove in un percorso approvato da Dio, e da ciò che in terra Lo rappresenta, la chiesa, Ulisse cerca di andare oltre, di sfidare i limiti imposti con lo strumento della ragione, e questo secondo me, precorre il futuro e imminente scontro tra fede e scienza.

  3. Ciao, Nada, ben trovata!

    Bel blog e bel post! e interessanti i due commenti prima del mio...

    Dovrei chiudere qui questo "primo contatto", ma il mio istinto di sfegatato fan di Dante me l'impedisce... e dunque, altro che "un" errore, se ragioniamo col metro dei nostri occhi... ma Dante era uomo del "suo" tempo...

    Altro che "un po' di chiesa", la Commedia è un trattato di teologia cristiana (specie il Paradiso, ma anche le altre cantiche si difendono) prima ancora che un grandissimo poema.

    Ce li metteresti tu, all'inferno, Paolo e Francesca? Brunetto Latini (che forse è nel Purgatorio, non ricordo bene) per l'unica "colpa" di essere omosessuale? Farinata degli Uberti, eretico o eroe del libero pensiero? e così via...

    Scusa la prolissità... passa a trovarmi quando vuoi, se vuoi...

    Un sorriso dal tuo

    Cosimo Piovasco di Rondò

  4. Oooops! doppie scuse...

    la prima per aver scambiato "Nabla" con "Nada" e la seconda, conseguente, per averti addirittura cambiato sesso!

    Il tuo nick mi dà da pensare... l'unico significato che mi viene in mente è "nabla al quadrato" (simbolo della matematica superiore, c'entra qualcosa?).

    Grazie per la visita, a presto, tuo

    Cosimo

  5. A me invece viene in mente una "citazione" di Ulisse fatta in una canzone dimenticata di un dimenticatissimo cantautore che si chiama Gianni Nebbiosi. In quella canzone si esprime il concetto della modernità "diabolica" di Ulisse che, col cavallo di Troia, sconvolge la tradizionale e leale arte della guerra, aprendo il futuro di tutte le guerre sporche, terribili e sanguinarie.

    Ciao..

    Scaramouche

  6. Grazie per la citazione; oggi ha ancora più senso.

    Mi sono venuti in mente i poemi cavallereschi, animati da guerrieri cortesi che esaltano

    il valore della nobiltà d'animo e della battaglia nel rispetto delle regole cavalleresche.

  7. grande!!!! sei nato nel giorno della battaglia di legnano!!! 29 maggio 1176 ...bhè spero per te che l'anno sia un po' diverso!

  8. BE' brillante osservazione...

    In realtà ricordo che rosicai parecchio anche io nel trovarmi Ulisse all'inferno. da Dante non me lo sarei mai aspettato, mi fece molto bacchettone...

    E comunque qualunque cosa al di fuori della scuola aveva un sapore diverso.

    A 16 anni leggevo in media 6-7 libri al mese e quelli di scuola li rivendevo praticamente nuovi...

    Sarà per questo che n'agg concluso nu cacchie?

    Diciamolo, cerchiamo di dare il buon esempio 😉

  9. Non è detto che stare all'inferno sia un segno di dispersso. Ci va anche chi ha avuto il coraggio della ribellione e ha perso la scommessa. Come Lucifero.

  10. ciao

    "...e volta nostra poppa nel mattino,

    de' remi facemmo ali al folle volo..."

    e un po' di tempo dopo qualcun altro scriveva: "..solo chi ha ancora il caos dentro di sè può dare origine a una stella cadente..."

    Credo che a volte sia importante anche smettere di interpretare con la ragione il momento presente e l'immediato futuro. E fare di "semplici" remi folli ali. E magari si finisce per scoprire l'america (ma quella era un'altra storia...)

  11. Ciao; in effetti penso che Dante letto fuori dalla scuola sia un bene per il cervello...senza quelle forzature che te lo fanno odiare.

    Saluti da Romito

  12. ?cartacanta: non so se ci puo entrare ma quello che hai scritto mi ha fatto pensare che anche Gesù in fondo era un ribelle.

    ?Platypus: l'inqietudune a volte è un bene

    ?Ponzese:quello che volevo dire

    ?Almost:in compenso hai uno dei blog più belli e simpatici della rete

  13. è proprio vero...certe letture che a scuola sembravano (e per un certo verso lo erano) mattoni paurosamente indigesti, poi, se riscoperte al di fuori possono riservare piacevolissime sorprese...rileggere qualche passo di Dante, o Verga, o Leopardi poi mi fa tornare a qualche anno fa, tra i banchi di quel liceo scientifico...con tutti gli annessi e connessi di compagni di scuola mai più visti e ricordi e aneddoti che creano un po' di malinconia...

  14. più ke sbagliare, aveva 1 visione del mondo, delle cose, 1 mentalità 1 cultura completamente lontana e diversa dalla nostra.... impraticabile, da vero medioevo diremmo oggi..teocentrismo, colonne d'ercole...lui condanna ulisse, e noi ke ci spingiamo nello spazio infinito e oltre le frontiere etike della medicina, ke dobbiamo dire? carine le note a fianco, 1 bacio, ciao!

  15. ?confermeachi: secondo me, è il modo di farle le letture che, a volte, non le rende ineressanti.

    ?christian: mi fa piacere che ti sia piaciuto ciao

  16. No, Dante non sbaglia neanche una virgola tra le migliaia di versi scritti. Accenno, solo brevemente: intanto l'Ulisse che va all'inferno è una sua creazione autonoma e non riferita in modo dipendente ai miti precedenti (ne crea anzi uno nuovo lui, mito!), e questo personaggio rinnovato è il perfetto esemplare per esempio del berlusconesimo attuale (la sua virtù oratoria è usata contro l'umanità!): quando dice "il mondo senza gente" (che pare il nostro mondo attuale!) si tratta appunto di questa perdita del senso di sé, dell'uomo, di ciò di cui un greco per esempio sa bene si è fatti: la mortalità, il limite/varco... Dante usa sempre questo dissidio tragico in cui qualcosa che sembra bene confligge in modo devastante con un altro bene (anche l'episodio di Paolo e Francesca: l'amore, così meraviglioso, è condannato; difatti il personaggio Dante infine stremato cade "come corpo morto" cioè va al di là del limite della pura lussuria): a un certo punto c'è uno svelamento e il vero bene si rivela in una sorta di autosconfitta dell'inautentico. E' sempre un passaggio dolorosissimo ma necessario: tutta la Commedia è un percorso di autoconoscenza e di salvezza 'attraverso' gli altri. Dante è costantemente sul punto di non farcela (fino all'ultimo del Paradiso!) e se non si va di continuo oltre la mera lettera della Commedia (che è solo il mezzo del percorso!) si resta nella selva senza affrontar mai in sé il proprio Inferno, per puruficarsi e accedere alla comprensione divina. E' come se tutto il mondo fosse già Paradiso, ma le varie forme con cui l'uomo perverte se stesso e tutto ci impediscono di riconoscerlo e vivere sul serio: ecco che occorre tutto un percorso di smantellamento della falsità (propria, s'intende) per poter vedersi e veder gli altri davvero. Il Paradiso è sempre qui ed ora (vedi il finale delle Città invisibili di Calvino!) ma bisogna attraversare e risanarsi insieme a tutto l'inferno che pur c'è.

    Passa a sentir la mia musica e dimmi (okkio: nn c son solo gli ultimi post)!

    CiaU

  17. No, Dante non sbaglia neanche una virgola tra le migliaia di versi scritti.

    Parliamone.

    “il mondo senza gente” Dante intende il mondo non abitato. Ah, scusa, forse ha sbagliato anche altre cose, vogliamo parlare della sua Cosmologia.

    Non sono un fan di Berlusconi ma il convincimento è l’arte di tutti i politici.

    Commedia è un percorso di autoconoscenza e di salvezza 'attraverso' gli altri.

    Su questo concordo in pieno, infatti, secondo me Dante, non si ha mai sentito un personaggio più vicino a lui di Ulisse solo che, lo rinnega, e considera la fase della sua vita in cui si è avvicinato ad Ulisse come peccato.

    Sia Dante che Ulisse ripongono nella conoscenza la loro stessa vita, ma mentre Dante si muove in un percorso approvato da Dio, e da ciò che in terra Lo rappresenta, la chiesa, Ulisse cerca di andare oltre, di sfidare i limiti imposti con lo strumento della ragione, e questo secondo me, precorre il futuro e imminente scontro tra fede e scienza.

  18. lo maggior corno della fiamma antica!!! Dante rules ;):)

    ps: mi spiace ma i consiglieri fraudolenti vanno all'inferno! dante è rigoroso, nn può fare sconti. E Brunetto Latini è all'inferno anche lui. ma alla fine è il modo in cui presenta i personaggi a farci capire quanto li stima/compatisce o all'inverso, li odia.

  19. è verissimo...

    La Commedia è un percorso di autoconoscenza e di salvezza 'attraverso' gl' altri.

    Infatti, secondo me Dante, non ha mai sentito un personaggio più vicino a lui di Ulisse solo che, lo rinnega, e considera la fase della sua vita in cui si è avvicinato ad Ulisse come peccato.

    ciao

  20. è lo stesso pensiero che fece un mio professore universitario !!!! Inizialmente la storia di dante mi annoiava ma poi ho iniziato anch'io ad appassionarmi ... E in fin dei conti non è male ! Ma rimanevo e rimango ancora oggi con la stessa convinzione: questa roba non serve a molto nel futuro! ve lo garantisco io che l'ho studiato per tre anni e oggi eccomi qui a fare la commessa in un negozio di abbigliamento nonostante la laurea in lettere e filosofia greca e latina!!

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