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22 Aprile 2024
Nabladue
Tempo di lettura: 8 minuti

L’Etica è Più Elusiva Dei Neutrini - Parte 2

etica morale scienza

Prima parte: L'etica è più elusiva dei neutrini - Parte 1

Nabladue: ”Ipaz-ia ripartiamo dal tema della ricerca e definizione di principi etici universali. Dai greci fino a giorni nostri, sono stati fatti altri tentativi, di arrivare ad un’etica universale e condivisa (oltre quelli di cui abbiamo parlato nella prima parte del dialogo)?

A me viene in mente la teologia cristiana medievale, la Characteristica universalis di Leibniz o la ragion pratica di Kant.”

 

Ipaz-ia: Hai ragione nell'osservare che, nel corso della storia della filosofia, sono stati compiuti numerosi tentativi di articolare un'etica universale e condivisa. La teologia cristiana medievale, la Characteristica Universalis di Leibniz e la ragion pratica di Kant rappresentano punti salienti in questo sforzo continuo di fondare l'etica su principi universali.

La teologia cristiana medievale, ad esempio, ha cercato di stabilire una base etica universale attraverso l'interpretazione delle scritture e la dottrina della chiesa, promuovendo un insieme di valori e norme morali che si riteneva fossero voluti da Dio. Questo tentativo di universalizzare l'etica attraverso la fede religiosa presumeva un accordo sulle interpretazioni dei testi sacri e sul ruolo della chiesa come guida morale. La visione comune era, in questo caso, imposta per autorità.

Gottfried Wilhelm Leibniz, con la sua Characteristica Universalis, proponeva un sistema simbolico che mirava a rappresentare i concetti e i ragionamenti in modo tale da risolvere le dispute mediante il calcolo. Sebbene il suo progetto fosse principalmente epistemologico e logico, implicava anche una visione dell'etica basata su principi riconoscibili e dimostrabili logicamente. L'idea era che, se tutti i pensieri potessero essere espressi in una lingua universale basata sulla logica, allora anche i conflitti etici potrebbero essere risolti attraverso dei calcoli razionali.

Immanuel Kant, d'altra parte, con la sua ragion pratica, ha effettivamente proposto una base per l'etica universale attraverso il concetto di imperativo categorico. Kant sosteneva che le azioni dovrebbero essere valutate in base alla loro conformità con principi che devono essere adottati universalmente. Il suo approccio all'etica enfatizzava la razionalità e l'autonomia dell'individuo nel determinare la correttezza morale delle azioni, proponendo criteri che aspiravano ad essere universali e indipendenti dalle specificità culturali o religiose. Kant affermava «agisci in modo da trattare l'umanità sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo». Questa, secondo lui, era una massima morale dotata di valore universale.

Questi tentativi, sebbene diversi nei loro approcci e contesti storici, condividono l'intento di cercare fondamenti solidi e globalmente validi per l'etica. Tuttavia, ogni approccio affronta sfide significative, non ultima la difficoltà di ottenere un consenso universale su quali principi debbano essere considerati fondamentali e su come questi debbano essere interpretati e applicati nelle variegate situazioni umane.

La storia del pensiero etico mostra quindi, sia un desiderio persistente di trovare basi universali per l'etica, sia la complessità intrinseca di tale impresa. Mentre questi tentativi hanno arricchito il discorso etico e hanno fornito importanti strumenti di riflessione, la ricerca di un'etica universale rimane un'aspirazione continua, riflettendo la tensione tra l'universalità dei principi etici e la particolarità delle esperienze umane.

Nabladue: ”L’indagine etica è profondamente radicata in concetti astratti come valori, doveri, diritti, bene e male, giustizia e ingiustizia, ed è intrinsecamente legata al comportamento umano e alle relazioni interpersonali.

A differenza delle scienze fisiche, che si basano su osservazione, sperimentazione e riproducibilità, l'etica si confronta con la variabilità e la complessità dell’essere umano e della vita. Tutto ciò rende l’etica dipendente dal contesto e, quindi risulta impossibile applicare un rigore pari a quello della fisica.

 

Ipaz-ia:La tua osservazione sulla distinzione tra l'etica e le scienze fisiche tocca un punto cruciale nella filosofia e nella riflessione etica. La formalizzazione dell'etica come una scienza rigorosa presenta numerose sfide, principalmente a causa della natura stessa dell'etica e della variabilità dell'esperienza umana. Alcune delle principali sfide includono:

 

Complessità e variabilità del contesto umano: A differenza delle leggi fisiche, che sono costanti e prevedibili, l'etica deve fare i conti con la complessità delle situazioni umane, che sono infinitamente variabili e spesso uniche. Le decisioni etiche devono considerare il contesto sociale, culturale, storico e personale, rendendo difficile formulare principi universali che si applichino equamente a tutte le situazioni.

 

Soggettività e pluralità di valori: Le persone hanno sistemi di valori diversi, formati da una varietà di influenze culturali, religiose, personali e filosofiche. Questa pluralità di valori rende arduo raggiungere un consenso su ciò che costituisce il bene, il giusto, la giustizia, ecc. Inoltre, la soggettività implica che le interpretazioni dei principi etici possono variare significativamente tra individui.

 

Doveri e diritti in conflitto: Nelle questioni etiche, spesso si verificano situazioni in cui i doveri, i diritti o gli interessi delle parti coinvolte entrano in conflitto. Determinare quale dovere o diritto debba prevalere richiede una ponderazione che va oltre il mero calcolo logico, implicando valutazioni morali profonde e talvolta compromessi.

 

Dinamicità delle norme etiche: Le norme etiche possono evolvere nel tempo, riflettendo cambiamenti nelle società, nelle percezioni culturali e nelle conoscenze. Questa dinamicità rende difficile stabilire principi fissi e universali, poiché ciò che è considerato eticamente accettabile in un'epoca o cultura può essere visto diversamente in un'altra.

 

Limiti della razionalità: Mentre le scienze fisiche si basano fortemente su ragionamento logico e prove empiriche, l'etica coinvolge anche dimensioni non razionali come l'empatia, l'intuizione e le emozioni. Questi aspetti dell'esperienza umana sono fondamentali nella formazione dei giudizi morali, ma sono difficili da quantificare o formalizzare in un quadro rigorosamente scientifico.

 

Responsabilità morale e libero arbitrio: La questione del libero arbitrio è centrale nell'etica, poiché la responsabilità morale presuppone la capacità degli individui di fare scelte libere. Tuttavia, la natura del libero arbitrio e come esso interagisca con fattori biologici, psicologici e sociali è un argomento complesso e dibattuto, che aggiunge un ulteriore livello di complessità alla formalizzazione dell'etica.

Queste sfide non significano che l'indagine etica sia meno importante o meno rigorosa delle scienze fisiche; piuttosto, indicano che l'etica richiede un diverso tipo di indagine, una ricerca che abbracci la complessità dell'esperienza umana e accetta la necessità di un dibattito continuo, riflessione e adattamento ai contesti in cambiamento.”

 

Nabladue: “Hai colto nel pieno tutti i punti. La ricerca di un'etica scientifica e rigorosa incontra significative sfide metodologiche. Le scienze esatte come la fisica si basano sull’osservazione, sulla sperimentazione sulla riproducibilità.

Queste discipline descrivono il mondo fisico attraverso leggi che sono coerenti e prevedibili, consentendo di testare e verificare o falsificare le ipotesi in condizioni controllate. Il metodo scientifico, quindi, si basa su dati empirici e sulla capacità di isolare le variabili per comprendere le relazioni causali.

In netto contrasto, il dominio dell'etica è caratterizzato dalla normatività. Le teorie e i principi etici non sono derivati da osservazioni empiriche ma da argomentazioni filosofiche. Le proposizioni etiche, a differenza delle ipotesi scientifiche, non possono essere sottoposte a esperimenti controllati per testarne la validità. Ad esempio, non si può verificare empiricamente la correttezza del principio etico kantiano (da te citato), secondo cui si dovrebbe “agire in modo da trattare l'umanità sempre come fine, e mai semplicemente come un mezzo per un fine”.

La complessità del comportamento umano e il legame con il contesto, per quanto riguarda le scelte etiche, complicano ulteriormente l'applicazione di un approccio scientifico. Mentre un fisico può isolare gli elettroni in un vuoto per studiarne le proprietà, un filosofo non può isolare gli agenti morali dalla miriade di fattori sociali, culturali e personali che influenzano le loro decisioni.

Il ragionamento etico spesso implica considerare una moltitudine di scenari e risultati, molti dei quali sono imprevedibili o di natura soggettiva.

Inoltre, la riproducibilità che è centrale nel metodo scientifico è problematica quando applicata all'etica. Mentre un esperimento fisico può essere ripetuto nelle stesse condizioni per produrre gli stessi risultati, i dilemmi etici sono spesso incomparabili e le loro risoluzioni possono variare in base alle prospettive e ai valori di coloro che sono coinvolti.

Le sfide nell'applicare un approccio scientifico al ragionamento etico non sono solo tecniche ma anche filosofiche. La natura soggettiva dei giudizi etici, l'influenza delle norme culturali e sociali e l'aspetto intrinsecamente valoriale del discorso etico resistono all'oggettività e al distacco ricercati dalle scienze esatte. Pertanto, mentre le metodologie delle scienze esatte hanno portato a una notevole comprensione e controllo sul mondo fisico, la ricerca di un'etica scientifica, che giunga a questo livello di rigore, rimane elusiva a causa di questi limiti metodologici fondamentali.

Detto questo cosa ne pensi dei tentativi fatti dagli “utilitaristi” per basare le decisioni etiche e morali su calcoli computazionali?

 

Ipaz-ia: Teorie come l'utilitarismo hanno effettivamente tentato di derivare le decisioni etiche in una forma di calcolo, mirando a massimizzare la felicità o l'utilità attraverso una popolazione. Eppure, l'ambizione di quantificare e calcolare le decisioni etiche incontra ostacoli insormontabili. La complessità computazionale del processo di utilitarismo “morale” risulta enorme.

In primo luogo, la moltitudine di variabili che influenzano il benessere umano e le interazioni sociali è vasta e spesso intangibile. A differenza delle entità fisiche che possono essere misurate con precisione, le emozioni umane, le esperienze e le utilità risultanti sono soggettive e resistono alla quantificazione. Le variazioni interpersonali nei valori e nelle preferenze esacerbano ulteriormente la difficoltà di stabilire una metrica universale per la felicità o l'utilità.

In secondo luogo, l'imprevedibilità del comportamento umano e le conseguenze delle azioni aggiungono strati di complessità ai calcoli etici. In fisica, esperimenti controllati e osservazioni possono portare a risultati prevedibili governati da leggi naturali. Al contrario, i risultati etici sono influenzati da una rete di dinamiche sociali, fattori psicologici ed eventi imprevisti. L'effetto farfalla, dove piccoli cambiamenti possono portare a risultati molto diversi, è particolarmente pertinente nel regno dell'etica, dove un'azione singola può propagarsi attraverso la società in modi imprevedibili.

Inoltre, le teorie etiche che si basano sui calcoli dovrebbero affrontare problemi di definizione delle regole impossibili da superare. L'interazione tra diversi principi morali può portare a paradossi e dilemmi che sfidano il calcolo diretto.

Infine, l'applicazione in tempo reale del calcolo etico nella presa di decisioni pratiche è ostacolata dalla complessità computazionale dei calcoli

In conclusione, mentre il richiamo nei confronti di un'etica scientificamente rigorosa è comprensibile, i problemi che si dovrebbero risolvere sembrano insuperabili. La soggettività dei valori, la complessità delle interazioni umane e l'imprevedibilità dei risultati contribuiscono tutti alla difficoltà di formalizzare l'etica in modo simile alle scienze esatte. La ricerca di un'etica scientifica, quindi, rimane una sfida intellettuale che continua a stimolare riflessioni e dibattiti nei campi della filosofia e dell'etica.”

Nabladue: “Possiamo concludere che nonostante gli sforzi di Platone (e di molti altri filosofi) di rendere l'etica simile ad una scienza rigorosa, come la matematica o la fisica, dobbiamo riconoscere la sua complessità intrinseca e la sua natura fondamentalmente diversa dal mondo inerte come oggetto di studio delle scienze rigorose. L'etica richiede un approccio maturo che accetti la complessità della vita umana e l'accettazione della impossibilità di stabilire principi universali e validi in ogni tempo. I principi etici , parimenti legittimi, possono essere inconciliabili tra di loro. I principi etici sono elusivi. Una scienza etica richiede strumenti di introspezione, empatia e dialogo per tracciare una linea nel quadro sfumato e cangiante dei dilemmi morali, dei valori personali e delle norme sociali.”

 

Ipaz-ia:Assolutamente, la tua conclusione coglie l'essenza delle sfide che l'etica presenta come disciplina filosofica e pratica umana. La visione di Platone e di altri filosofi che hanno cercato di applicare una metodologia rigorosa e quasi scientifica all'etica nasce da un desiderio comprensibile di trovare una base solida e universale per il comportamento e il giudizio morali. Tuttavia, come hai eloquentemente sottolineato, l'etica si distingue dalle scienze esatte proprio per la sua intrinseca connessione con la complessità, la dinamicità e la profondità dell'esperienza umana.

La metafora dei neutrini illustra bene l'idea che, benché possiamo cercare di comprendere e descrivere l'etica con strumenti razionali, essa rimane sempre in parte sfuggente, influenzata da fattori che vanno oltre la pura logica o il calcolo matematico. Per la comprensione scientifica dei neutrini, invece, è solo una questione di tempo.

Questo non sminuisce l'importanza o la validità dell'etica, ma piuttosto sottolinea la necessità di un approccio che sia tanto riflessivo quanto aperto, capace di integrare la razionalità con l'empatia, l'intuizione e il dialogo.

Gli strumenti di introspezione, l'empatia e il dialogo sono essenziali per navigare il terreno etico, permettendoci di esplorare i valori personali e le norme sociali in un modo che rispetti la diversità delle esperienze umane e promuova il benessere collettivo. Questo approccio maturo all'etica riconosce che, pur aspirando a principi universali, dobbiamo rimanere sensibili al contesto e alle sfumature delle situazioni specifiche che incontriamo.

In definitiva, la tua riflessione evidenzia l'importanza di mantenere una tensione tra l'aspirazione a principi etici universali e il riconoscimento della varietà e della complessità delle realtà umane. L'etica, quindi, richiede un equilibrio tra la ricerca di fondamenti solidi e l'apertura all'incertezza, al dialogo e alla capacità di adattarsi e rispondere alle sfide morali in continua evoluzione.”

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