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30 Luglio 2014
Nabladue
Tempo di lettura: 8 minuti

Un viaggio nel mondo delle illusioni

Il confine tra illusione e realtà

Alla luce del nostro cammino, che non si arresta di fronte ad alcuna risposta comoda e conveniente, qual è allora il labile confine tra illusione e realtà, tra sogno e veglia, tra ricerca e autoinganno. La miseria della filosofia umana è solo un trucco per scappare dalla paura della morte, dalla sofferenza?

Uomo e illusioni

Pare un assurdo, eppure è esattamente vero che, essendo tutto il reale un nulla, non v’è altro di reale né di sostanza al mondo che le illusioni.
(Giacomo Leopardi).
Illusioni! grida il filosofo. - Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de’ baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell’uomo, e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando
gli idoli della lor fantasia! Illusioni! Ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele (ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, lettera del 15 maggio 1798).

I filosofi si rifugiano in un mondo astratto per dare forma alle loro illusioni?

Illusione e illusioni nella vita

Le persone “che stanno con i piedi per terra” ritengono che la stessa filosofia nasca per sfuggire da una latente insoddisfazione personale ed esistenziale. Insomma, c’è chi sostiene che la speculazione filosofica sia solo un altro tentativo di fuga dalla realtà. I filosofi sono sempre stati considerati figure bizzarre, di un’umanità non pratica: pazzi, fuori di testa, lontani dalla vita e incapaci di svolgere le più comuni mansioni quotidiane.

È possibile che i pensatori costruiscano un mondo immaginario per evadere da quello reale? In un ribaltamento del mito della caverna, il filosofo che si dedica alla speculazione, chiudendo gli occhi alla cose tangibili del mondo, si imprigiona nella grotta del pensiero, perdendo di vista gli aspetti concreti
dell’esistenza.

La serva di Tracia che si prende gioco di Talete, il primo dei sette saggi, facendogli notare “che si preoccupava tanto di conoscere le cose che stanno nel cielo, e, invece, non vedeva quelle che aveva davanti, tra i piedi” mostra come la caverna sia un’entità che si muova in funzione della prospettiva dell’osservatore. Il filosofo, dunque, potrebbe mascherare le goffaggini della vita reale con le acrobazie della speculazione filosofica. Tracciare i confini tra ricerca e autoinganno è un’impresa ardua.

Le illusioni della politica

Dalle altezze del pensiero, atterriamo nel paese di quelli che vorrebbero salvare il mondo per mezzo della politica: Illusioni! Grida il cittadino. Gli ideali politici si sono spesso dimostrati
mere illusioni per raggiungere il potere. Prendiamo - ad esempio - i sessantottini. Da quello che mi è stato raccontato lottavano per un mondo migliore, per una visione della società colma di ideali e buoni propositi. E poi, che fine hanno fatto?

Una volta messe le radici nella feconda terra del potere si sono mostrati forse peggiori della generazione che li ha preceduti: spesso gli ideali nascondono l’illusione della conquista del potere. Detto questo, mi piacerebbe chiedere a Freud se il complesso di Edipo non celi, anziché un semplice istinto sessuale, l’eterna lotta per il potere (come desiderio di comando e supremazia) che costringe a combattere anche “il figlio contro il padre, la figlia contro la madre, la suocera contro la nuora”. La stessa mitologia greca è piena di divinità che si tradiscono e uccidono a vicenda generazione dopo generazione per conquistare il potere: Crono contro urano, Zeus contro Crono.

A questo punto siamo costretti a naufragare nel pessimismo più profondo?

Ammettiamo che tutto è illusione e fuga?

Pessimismo cosmico

Un viaggiatore mette la testa sotto il bordo del firmamento nella stampa originale (1888) dell'incisione su legno Flammarion.

Per fortuna, anche questa è un’illusione. Prima di tutto, la miriade di errori che è stata commessa ci permette di avanzare: seppur a piccoli passi, cresciamo. Sicuramente è difficile dire se a livello di fratellanza e di compassione la società sia migliorata. Pensiamo alle due guerre mondiali che hanno segnato l’inizio del nostro secolo. Neanche oggi sembra che i conflitti sanguinari abbiano perso vigore ed innumerevoli guerre mietono vittime tutti i giorni. Ci sono ingiustizie enormi nel mondo: per ogni persona ricca, diecimila altri esseri umani patisco la fame. Nonostante ciò, penso che dei piccoli passi li stiamo facendo. Almeno nei paesi socialmente più evoluti si può vivere una vita serena, anche senza essere un re.

La base della piramide sociale si è allargata al centro: ci sono poche persone eccessivamente ricche, il numero dei poveri sta diminuendo e la maggior parte hanno un benessere medio. C’è chi dice giustamente che il benessere dei paesi sviluppati è basato sullo sfruttamento di quelli più poveri. Saremmo ipocriti se non ammettessimo che un fondo di verità c’è. Saremmo ingiusti se dicessimo che la ricchezza dei paesi sviluppati dipende SoLo dallo sfruttamento: il benessere dipende anche dalle buone idee, dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche, dal lavoro prezioso dei singoli. Indubbiamente una organizzazione razionale della società, imposta da una mente superiore, porterebbe ad un maggiore equilibrio e ad una migliore distribuzione delle ricchezze. Ma tutti i tentativi umani di ordinare razionalmente ed in modo definitivo la società, si sono portati dietro dei mali, che sono stati spesso peggiori del bene che avevano cercato di realizzare. Invece di promuovere utopie, dovremmo partire da noi. Senza capacità di rinuncia e autocontrollo non si costruisce una società che non si basi sullo sfruttamento altrui.

Il bene e il male non sono illusioni

Per di più, oggi la moda filosofica sembra negare l’esistenza del bene e del male. Io non credo alle mode: né a quelle delle passerelle né a quelle del pensiero. D’altro canto, con la vita ho dovuto imparare ad accettare i limiti del bene: la scelta non è dicotomica, sono quasi certo che qualsiasi bene porta con sé qualche male. Ma ciò non mi scoraggia. Così ho imparato a diffidare dai grandi ideali che spesso nascondono vanità, desiderio di potere o frustrazioni personali. Alla fine ho compreso che solo i piccoli buoni gesti non periscono mai neanche dopo migliaia di ere cosmiche.

Illusione o Vergine che lavora - Vicente Cutanda 1897

Illusione o Vergine che lavora - Vicente Cutanda 1897


In verità se l’ago della bilancia fosse orientato verso il male, la società umana finirebbe dopo qualche generazione. ormai ci sono le potenzialità per una distruzione totale. Al contrario, la leggera pendenza dell’ago, consente di andare avanti. Probabilmente, in futuro scopriremo che il problema non è migliorare, ma conservare: permettere a ciò che c’è di continuare ad esistere nel bene e nel male. Passando dalla realtà al pensiero, in ambito teorico è la stessa cosa. Non bisogna né esaltare né scartare completamente nulla. Infatti, dalle parti corrette di teorie globalmente incongruenti sono nate innovazioni importantissime. Mediante le filosofie di Platone, Aristotele, Kant - seppur non prive di errori - possiamo avere una comprensione migliore della realtà. Abbiamo la possibilità di abbracciare il pensiero che più si avvicina al nostro modo di essere. Partendo da lì siamo arrivati ai computer, agli aerei, alla medicina moderna. Inoltre ci sono pagine meravigliose che ispirano ed indicano la via da percorrere, che ci aiutano a conoscere meglio la nostra specie,
il mondo e noi stessi. Prendiamo quello che possiamo prendere e, poi, buttiamo il libro. Lì non c’è la verità assoluta, è solo un mezzo che ci avvicina a trovare la nostra verità.

Il linguaggio e la logica sono cose meravigliose, lì dove ci ingannano, lì dove ci abbattono, ci stanno anche per salvare

Quando senza speranze dico “Non esiste la verità assoluta” ecco che ho affermato che almeno una verità esiste. Per questo i latini chiamarono tale legge logica consequentia mirabilis. È sufficiente che io dica “Nulla esiste” e già sto dicendo che qualcosa esiste, almeno questo pensiero. Anche se voglio uscire dal gioco della verità, la logica mi dice che non posso: devo avere un’idea. Infatti, se dico che non c’è la verità, sto dicendo che c’è la verità e così rientro nel gioco delle verità da cui sarei voluto scappare. Non è meraviglioso tutto ciò! La contraddittorietà della vita mi richiama a sé: quando non voglio più partecipare perché smaschero il paradosso della vita, essa mi dice che non partecipare è, oltre che un paradosso, una sciocca fuga.
Vediamo che anche la logica ci conduce alla stessa conclusione della dialettica e dell’esperienza mistica: la fusione della contraddittorietà nell’unità.

Il pessimismo cosmico è frutto della nostra allucinazione

Guardiamo un attimo alla vita dalla prospettiva del poeta pessimista. Il poeta che viene gettato al mondo inconsapevolmente e contro la sua volontà. Se tutto fosse illusione potremmo accettare la nostra tragica condizione esistenziale e, come Leopardi, possiamo cercare di rimanere in piedi stoica-
mente, assorbendo energia da quegli spiragli di luce che intravvediamo. oppure, come pensava Foscolo: “perché non salvarsi proprio con le illusioni? “ Le illusioni mi ingannano, le illusioni mi salvano. E, anche se Leopardi non ammette riscatto, si è salvato, come Foscolo, grazie alla poesia (illusione tra le illu-
sioni).

ottimismo e pessimismo

Per approfondire: Ottimismo e pessimismo

Per fortuna anche il pessimismo è frutto della nostra allucinazione. Ci fa comodo vedere le cose peggiori perché non vogliamo cercarne di migliori. Nulla è impermalente, anche l’infelicità è come una nuvola che passa e lascia posto ad un cielo azzurro. Come avrebbe potuto il poeta scrivere quelle meravigliose poesie se avesse trasformato la sua condizione infelice? Leopardi voleva essere il poeta del pessimismo, voleva farsi portavoce della sofferenza, e così ha fatto. Ha compiuto l’opera che la vita lo ha chiamato a compiere. La filosofia non è mai separata dall’uomo che la concepisce. L’anima del poeta ha vissuto quella esperienza in modo che potesse portare alla luce delle piccole e parziali verità che però non corrispondono alla totale essenza della realtà. Leopardi non s’inganna, osserva semplicemente la realtà con i suoi occhi. Egli guarda un giardino e vede solo sofferenza e distruzione (rif. Zibaldone). C’è chi nel giardino vede solo ilarità, pace e gioia. In effetti, entrambi non dicono il vero, perché la vita non è solo gioia né solo amarezza, né piacere né dolore, né solo bene né solo male: saper cogliere la rosa e accettare anche le spine è la scelta che
ci guida nel cammino di mezzo.

Insomma, anche se siamo noi stessi a creare un mondo virtuale, non vuol dire che per noi quest’ultimo sia meno reale. Quel mondo è lì come pura forma e vuole che noi lo riempiamo di significato. Nessuno sa cosa ci sia dietro il virtuale. In fin dei conti, illusione è solo parola pessimista per dire “realizzazione di un sogno che dà pienezza all’esistenza.” Certamente quando gli ideali sono solo una chimera per mascherare la tensione verso l’ingordigia, allora chiamarli illusioni è anche troppo.

Tuttavia, degli ideali che riempiano, anziché svuotare, che ci rendono uomini, anziché trasformarci in bruti, allora chiamateli come volete, ma sono oggetti sublimi.
Il problema della sostanzialità delle idee universali non influenza affatto la nostra scelta, perché non sappiamo, in fondo, se l’idea universale sia una pura costruzione della mente o se esista qualcosa di sostanziale che ci permetta di concepirla.

Il pessimismo cosmico si basa degli assunti dogmatici:

• solipsismo, cioè pensare che il mondo si riduca alla nostra
visione di esso;

• certezza di vivere in un mondo unicamente materiale;

• paura di conoscere la propria interiorità in tutte le sue manifestazioni;

• pensare che l’esistenza sia di una forma e di un colore predeterminato. Essa invece è una tela da pittura, che a qualcuno viene consegnata più nera e grigia, ad altri più colorata.

Il pittore ha la facoltà di riempire le rimanenti parti bianche. Se volete metterci solo il nero allora vedrete che i sogni diventano illusioni, Dio diventa il nulla, la vita una condanna, l’infelicità una condizione perenne. Non sprechiamo la tela. In onore di quelli che l’hanno avuta più scura, senza colpa apparente, cerchiamo di colorarla e, per quello che possiamo, aiutiamo gli altri a fare lo stesso.

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