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11 Marzo 2015
Nabladue
Tempo di lettura: 11 minuti

Essere o non essere: una prospettiva esistenziale

Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.
Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo?Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell'azione perdono anche il nome...William Shakespeare , Monologo di Amleto - Essere o non essere

 

Amleto essere o non essere

 

Introduzione al monologo di Amleto: Essere o non essere

Contesto storico-letterario

La fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo segnano un'epoca di profonde trasformazioni in Europa. In questo periodo, noto come il Rinascimento inglese, William Shakespeare scrive 'Amleto', una delle sue opere più enigmatiche e profonde. Il contesto storico-letterario di 'Amleto' è un tessuto complesso di tensioni religiosescoperte scientifiche, e cambiamenti politici che influenzano profondamente la cultura e la letteratura dell'epoca.

Il monologo "Essere o non essere" si colloca in questo crocevia di pensieri e idee, riflettendo le incertezze e le questioni esistenziali che caratterizzano il periodo. La Riforma protestante e la Controriforma hanno messo in discussione le certezze religiose, mentre il metodo scientifico inizia a sfidare le concezioni tradizionali dell'universo. In politica, l'ascesa del potere assoluto dei sovrani si contrappone alle richieste di maggiori libertà e diritti da parte dei sudditi.

In questo contesto, il teatro di Shakespeare diventa uno spazio di riflessione filosofica e di indagine psicologica. 'Amleto' in particolare, con il suo monologo, esplora la condizione umana, il senso della vita e della morte, la moralità e la follia, in un modo che risuona con le ansie del suo tempo ma che rimane universale e attuale.

Amleto: il filosofo principe

Amleto, il protagonista dell'omonima tragedia, è spesso descritto come un filosofo principe, un uomo portato per la riflessione e l' introspezione profonda. Amleto è tormentato da un conflitto esistenziale che lo rende un personaggio complesso e affascinante. Il suo monologo "Essere o non essere" rappresenta il culmine della sua crisi interiore, dove si interroga sulla natura dell'esistenza e sul significato dell'azione e della sofferenza.

Il principe di Danimarca si dibatte tra il desiderio di vendicare il padre assassinato e la consapevolezza della vanità e della futilità dell'esistenza umana. Amleto si confronta con il dubbio, la morte, la moralità e la paura dell'ignoto, temi che lo portano a riflettere sulla nobiltà dell'animo umano e sulle scelte che ogni individuo deve affrontare di fronte al dolore e all'ingiustizia.

La sua figura filosofica si pone in contrasto con l'azione diretta e impulsiva, tipica degli eroi tragici precedenti, e riflette una nuova consapevolezza dell'interiorità e della complessità psicologica. Amleto incarna il prototipo dell'uomo moderno, colui che si interroga sul proprio ruolo nel mondo e sulla responsabilità morale delle proprie azioni, in un universo che appare sempre più privo di ordine e di senso.

Il monologo di Amleto diventa così un simbolo della ricerca di significato in un mondo in cambiamento, una riflessione che continua a interrogare i lettori e gli spettatori della tragedia, secoli dopo la sua composizione.

Analisi filosofica del monologo

Essere o non essere: il dilemma esistenziale

Il monologo di Amleto, "Essere o non essere", rappresenta uno dei più profondi dilemmi filosofici mai espressi nella letteratura mondiale. Shakespeare pone al centro della riflessione il dualismo tra la vita, con tutte le sue sofferenze e gioie, e la morte, vista come una possibile fuga da questo tumulto. La domanda "Essere o non essere" non è soltanto un interrogativo sull'esistenza fisica, ma una profonda analisi dell'animo umano, che si dibatte tra azione e passività, tra il desiderio di cambiare il proprio destino e l'accettazione stoica di ciò che la vita presenta.

Nel contesto del monologo, Amleto riflette sulla condizione umana e sulle tribolazioni che essa comporta. Il "mare di guai" da cui vorrebbe liberarsi è metafora delle infinite difficoltà che l'uomo deve affrontare. La vita è un continuo confronto con la sofferenza, e la morte potrebbe sembrare una possibile evasione. Tuttavia, il dubbio che affligge Amleto è proprio l'incertezza di ciò che la morte possa riservare, rendendo così l'uomo prigioniero della vita.

La nobiltà del soffrire e l'azione

La concezione di nobiltà in Amleto si articola attraverso il confronto tra la sopportazione stoica delle avversità e il coraggio di affrontarle attivamente. Da un lato, la nobiltà potrebbe essere vista nella pazienza e nella resilienza di chi sopporta i mali della vita senza lamentarsi, mantenendo un'attitudine di imperturbabilità di fronte alle tempeste esistenziali. All'opposto, si potrebbe argomentare che la vera nobiltà risieda nell'agire, nel non arrendersi passivamente al dolore e nel lottare per ristabilire la giustizia e l'ordine morale.

Shakespeare, attraverso Amleto, ci mostra che la scelta tra sopportare e agire non è mai semplice. Il principe danese è tormentato dal dubbio e dalla paura che l'azione possa portare a conseguenze peggiori dei mali già conosciuti. Eppure, non può negare che l'inazione sia una forma di viltà che paralizza l'animo e impedisce il raggiungimento di una vita più giusta e onorevole.

La morte come liberazione o fuga

La morte, nel monologo di Amleto, è contemplata come una possibile soluzione al paradosso della vita. Amleto considera il non essere come un'opzione per liberarsi dalle pene terrene, un'annullamento che potrebbe condurre a una pace definitiva. Tuttavia, la morte è anche vista come una fuga, un modo per evitare di affrontare le sfide e le responsabilità che la vita impone.

La riflessione filosofica si spinge oltre la semplice cessazione dell'esistenza fisica, interrogandosi sulle implicazioni etiche e spirituali dell'atto di morire.

La morte è forse un passaggio verso una condizione ultraterrena di beatitudine, o è il nulla assoluto che pone fine a ogni possibilità di esperienza e conoscenza?

La paura dell'ignoto che segue la morte è ciò che, secondo Amleto, ci trattiene dal compiere il passo definitivo verso il "non essere", preferendo così sopportare i mali noti piuttosto che avventurarsi verso quelli sconosciuti.

In conclusione, il monologo di Amleto è un'indagine filosofica sulla natura dell'esistenza umana, che pone domande senza tempo sull'essenza della vita, sulla nobiltà dell'animo umano e sul significato della morte. Shakespeare, attraverso il suo personaggio, ci invita a riflettere sulla nostra condizione mortale e sulle scelte che definiscono il nostro essere nel mondo.

La questione della moralità e della religione

La vita dopo la morte e la moralità

Nel monologo di Amleto, la riflessione sull'essere o non essere si intreccia profondamente con tematiche di moralità e religione. L'interrogativo filosofico si estende oltre la mera esistenza terrena, sondando la possibilità di una vita dopo la morte e come questa prospettiva influenzi la condotta morale dell'individuo. Amleto si trova di fronte a un bivio esistenziale che non solo interroga la nobiltà dell'azione umana, ma anche la sua rispondenza ai dettami morali e religiosi.

La speranza di un aldilà non è semplicemente un conforto per le sofferenze terrene, ma diventa un criterio di valutazione delle azioni compiute in vita. La questione non è solo se sia più nobile sopportare le avversità o combatterle, ma anche se queste scelte ci rendano degni di una beatitudine ultraterrena. La religione, con la promessa di una vita dopo la morte, impone quindi una riflessione sulle conseguenze etiche delle nostre azioni, suggerendo che la vera forza risieda nella capacità di sopportare le ingiustizie in vista di un premio celeste.

Amleto si interroga sulla moralità dell'annullamento dell'esistenza, sia esso filosofico o fisico, e sulla possibilità che questo possa rappresentare una fuga dalle responsabilità morali. La religione, con la sua enfasi sulla vita dopo la morte, offre una prospettiva che va oltre la mera esistenza terrena, eppure impone un codice morale che deve essere rispettato per accedere a tale speranza.

Il peccato, la paura e l'incertezza

La paura del peccato e dell'ignoto gioca un ruolo cruciale nel monologo di Amleto, influenzando profondamente la sua paralisi decisionale. L'incertezza di ciò che attende l'uomo dopo la morte – il "paese inesplorato, da cui nessun viaggiatore fa ritorno" – genera un terrore che può immobilizzare.

La paura di commettere un peccato, e quindi di compromettere la propria salvezza eterna, diventa un peso che può trattenere l'individuo dal compiere scelte decisive.

Amleto si trova così sospeso in uno stato di dubbio e inerzia, in cui la paura di fare il passo sbagliato lo rende incapace di agire. Questo stato di incertezza è amplificato dalla consapevolezza della moralità religiosa come archetipo dell'esistenza umana individuale e collettiva. La prospettiva di un giudizio ultraterreno diventa un freno che impedisce di prendere decisioni radicali, specialmente quelle che potrebbero avere conseguenze morali irreversibili.

La paura di ciò che potrebbe accadere dopo la morte – sia in termini di punizione per i peccati che di confronto con l'ignoto – è un elemento che Amleto non può ignorare. La religione, con la sua enfasi sul peccato e sulla redenzione, si rivela quindi come una forza che può indurre alla paralisi piuttosto che all'azione, e che rende l'individuo vulnerabile al tormento dell'incertezza.

La risonanza contemporanea del monologo

Amleto nella modernità

Il monologo di Amleto, con la sua celebre apertura "Essere o non essere", ha attraversato i secoli, emergendo come un simbolo universale del dilemma esistenziale. In esso, la riflessione di Amleto risuona nelle questioni contemporanee, dove l'individuo è spesso sospeso tra la razionalità e l'emozione, tra l'azione e la riflessione. In un'epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e da una crescente sensazione di alienazione, il dilemma di Amleto si manifesta nella scelta tra l'accettazione passiva di una realtà sovente opprimente e la ricerca attiva di un cambiamento significativo.

La nobiltà di cui parla Amleto può essere interpretata come l'integrità personale e la coerenza etica nell'era moderna, dove le pressioni sociali e economiche spingono gli individui verso compromessi morali. La lotta per la giustizia e la sopportazione delle ingiustizie si traducono in un conflitto interiore che riflette la tensione tra l'aspirazione a un ideale di atarassia, una pace interiore stoica, e il desiderio di agire per combattere le ingiustizie del mondo, per difendersi o realizzarsi.

La morte filosofica di cui parla Amleto può essere vista come un distacco dalla frenesia della vita , un desiderio di trascendenza che si scontra con la materialità e la precarietà dell'esistenza. La laicità, il disimpegno e l'individualismo della società moderna non sono solo una liberazione spirituale, ma anche una fuga dalle responsabilità e dalle sofferenze interiori. Questo tema che risuona profondamente in un'epoca di crescente secolarizzazione, di nichilismo e assenza di significato.

In questo contesto, il monologo di Amleto si pone come un specchio in cui l'individuo contemporaneo può riflettere sul proprio percorso di vita, confrontandosi con la necessità di una realtà che vada oltre il semplice materialismo e con la responsabilità di vivere in modo autentico e significativo.

Interpretazioni moderne e adattamenti

Il monologo di Amleto ha ispirato una vasta gamma di interpretazioni moderne e adattamenti in diversi contesti culturali e artistici. Da rappresentazioni teatrali che enfatizzano la crisi di identità in un mondo globalizzato, a film e serie televisive che esplorano la psiche umana attraverso la lente dell'incertezza e del dubbio, il monologo continua a essere una fonte inesauribile di ispirazione.

Gli adattamenti moderni spesso si concentrano sulle tematiche di isolamentoansia esistenziale e paralisi decisionale, rispecchiando le preoccupazioni di un'epoca in cui le scelte sembrano infinite eppure limitate dalle circostanze. Alcuni adattamenti hanno trasposto la storia in contesti contemporanei, dimostrando come il conflitto interiore di Amleto sia universale e atemporale.

In ambito cinematografico, ad esempio, si sono visti adattamenti che hanno collocato il personaggio in scenari moderni, utilizzando il monologo come chiave di lettura per esplorare temi come la corruzione, il potere e la moralità. In ambito letterario, il monologo è stato reinterpretato in chiave postmoderna, con narratori che si confrontano con la metafisica e l'esistenzialismo in un mondo privo di certezze assolute.

Il monologo di Amleto rimane una pietra miliare della letteratura mondiale, la cui rilevanza si estende ben oltre il contesto elisabettiano. Le sue parole continuano a risuonare nelle coscienze moderne, offrendo un terreno fertile per nuove interpretazioni e adattamenti che riflettono le sfide e le complessità del vivere contemporaneo.

Essere o non essere: Il lascito filosofico di Amleto

Il monologo di Amleto, "essere o non essere", è una delle massime espressioni del dramma esistenziale umano, una questione che attraversa i secoli e continua a interrogare la coscienza dell'uomo moderno. Shakespeare ci presenta un Amleto filosofo, che con la sua riflessione si addentra nelle profondità dell'animo umano, esplorando temi come la vita, la morte, il coraggio, la disperazione, e la speranza.

Amleto si confronta con l'ardua scelta tra l'azione attiva e la resignazione passiva, tra il sopportare i colpi avversi del destino o ribellarsi contro un mare di guai per porvi fine. La sua domanda "essere o non essere" è un'indagine sulla natura dell'esistenza stessa, un dilemma che si pone al confine tra la vita e il nulla, tra la consapevolezza e l'ignoranza, tra la sofferenza e la pace.

Il principe di Danimarca ci mette di fronte alla nobile sopportazione delle avversità della vita, che egli paragona a un mare in tempesta da cui si potrebbe cercare scampo nella morte. Tuttavia, la morte è vista come un grande ignoto, un territorio inesplorato che potrebbe riservare destini ancor peggiori di quelli terreni. Questo pensiero genera paura e incertezza, facendo apparire la vita, nonostante tutto, come il male minore.

Amleto riflette anche sulla condizione umana, legata alla carne e alla natura, che ci spinge a lottare per la sopravvivenza e per la difesa dei nostri cari. La vita, quindi, appare come una battaglia incessante, un campo di prova dove ogni individuo è chiamato a confrontarsi con il proprio destino, simile al mito di Edipo che, nonostante i suoi sforzi, non può sfuggire alla propria sorte.

Il monologo si chiude con la riflessione sulla speranza di una vita ultraterrena, che trattiene Amleto dal compiere il gesto estremo del suicidio. La prospettiva di una beatitudine eterna diventa il filo invisibile che tiene in vita la speranza, ma anche questa è subordinata al merito e alla dignità, al sopportare le ingiustizie terrene per essere degni dell'amore divino.

In definitiva, il lascito filosofico di Amleto è un invito a riflettere sulla condizione umana, sul significato dell'esistenza e sulla moralità delle scelte che facciamo. La sua indecisione e il suo tormento interiore sono lo specchio delle etiche contraddizioni che tutti noi affrontiamo, del conflitto tra ragione e passione, tra desiderio di giustizia e accettazione della realtà.

Amleto non offre risposte definitive, ma solleva domande che sono ancora oggi di bruciante attualità, stimolando il lettore a una continua ricerca di senso e a una profonda introspezione personale.

 


TL;DR - Riassunto Essere o non essere

Il monologo più incisivo della storia non sarebbe potuto rimanere fuori da questo cammino. Anche se è famosa la battuta di Amleto, “Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia” , Amleto è un filosofo.

Egli si chiede: essere o non essere, è più nobile affrontare la traversata nel mare della vita combattendo, o sopportando la sorte stoicamente? Bisogna coltivare la forza dell’anima per affrontare le sfide che il fato pone di fronte, o per conquistare una condizione di stabile atarassia?

Qual è la vera nobiltà: l’imperturbabilità dell’animo o il coraggio di lottare per la giustizia?
Qual è la vera forza: la sopportazione o la capacità di abbattere gli ingiusti?
Qual è il traguardo: la pace o la vittoria?

Il non essere è la morte filosofica, il distacco dalla vita , il Nirvana: uscire dalla precaria condizione esistenziale, con consapevolezza. L’annullamento che conduce all’abbandono dell’esistenza per raggiungere l’allontanamento dalla condizione terrena e l’indifferenza nei confronti della vita stessa.
Oppure scegliere di morire,di “non essere” fisicamente, e porre fine al paradosso della vita con la liberazione della morte.

La vita, in quanto l’uomo è legato alla natura ed alla “carne”, ci obbliga a lottare per sopravvivere e per difendere noi stessi e chi amiamo. Una lotta che coinvolge tutti, che ci costringe a combattere contro i nostri stessi familiari. Anche se l’uomo Edipo fugge dal suo crudele destino, esso gli viene incontro ineluttabilmente.
Inutile tentare la fuga o nascondersi: l’inevitabile bufera prima o poi travolge.
E a quel punto siamo in balia degli eventi,non possiamo più evitare i mali, perché abbiamo già accettato anche i beni. E allora l’unica soluzione resterebbe quella di morire?

Ma la nostra vita è trattenuta da un filo invisibile: la speranza di una vita dopo la morte fisica.
Tuttavia questa beatitudine la dobbiamo meritare, dobbiamo essere degni dell’amore di Dio. E quindi sopportare la sofferenza e le ingiustizie della vita terrena, per la speranza di una pace ultraterrena. Così ci convinciamo “che sia meglio sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo”.

Oppure rimanere in balia del dubbio, tra l’essere e il non essere, tra la vita e la morte, tra l’azione e l’immobilità. Ma questa è l’unica scelta che ci “fa vigliacchi”.

 

Ofelia - Essere o Non Essere


(1) Spesso quando pronuncia il soliloquio "Essere o non essere", Amleto viene rappresentato con in mano il teschio del buffone Yorick, ma in realtà si tratta di due scene diverse.

22 comments on “Essere o non essere: una prospettiva esistenziale”

  1. Prima ti faccio i complimenti per questo splendido blog curato,per questo viaggio raffinato e complesso.
    Poi aggiungerei che visto che hai messo su Ofelia fra l´essere o non essere,combattere per me o per gli altri,io magari mi darei alla pazzia con annesso suicidio,ma credendo in buona parte al fato sicuramente non riuscirei alla fine a scegliere la mia sorte,perció mi lascio condurre da quello che il destino ha per me in serbo.

  2. Complimenti per il tuo blog! Pensieri? Oltre i pensieri, le riflessioni, echi dell'anima, vissuti celati, intenti diversi, ispirazioni, talenti,risorse...COME PENSIERI...A presto, tornero' piacevolmente a farti visita per riattingere ancora, grazie!

  3. La sola salvezza è al di fuori della biologia. Il ritorno al Padre è la cessazione dello spazio e del tempo e di tutte le illusioni di questa vita assolutamente malvagia. Prima di liberarmi dalla carne, è mio compito predicare e diffondere la Conoscenza.
    Un caro saluto

  4. La scelta, la possibilità di farne una, arriva soltanto dopo. Soltanto dopo che altri hanno scelto per noi. Non scegliamo di venire al mondo. Possiamo porci il dubbio se rimanerci o no. Come dire: 'scusate, ma non avevo chiesto io di partecipare a questa festa, e considerando che non mi piace (se mai fosse), se permettete..'
    Io invece la vedo, comunque, come un'opportunità: una sorta di test che determina chi ci ha capito qualcosa e chi no. Non conosciamo il criterio che porta l'autore a porre fine al test di ciascuno di noi; ma è inevitabile che sia così..

    Un saluto 🙂

  5. @Pina: La curiosità ci tiene sempre vivi..
    @Brigida: grazie per la visita e per le parole.
    @incantevole_follia: non cultura fine a se stessa, ma quella utile alla formazione mentale-spirituale
    @Antares: il mio è cercare la conoscenza…
    @Mysterytrain: grazie
    @CBicP: penso che ne gioverà tutta la blogosfera, i tuo commenti sono sempre molto interessanti e simpatici.
    @Fumb: a cosa rimanga confinata la nostra libera scelta è un altro dei problemi più intricati che riguarda la nostra specie. E anch’io ho spesso la sensazione di essere in un grande “test “ di cui non conosco le regole …
    Ciao

  6. Forse una buona opzione sarebbe il provare ad agire ma con distacco. Se tutti avessimo lasciato il mondo com’è allora saremmo ancora all’età della pietra, ma anche il farsi assorbire totalmente dalla lotta può risultare controproducente, perché a quel punto ciò che stiamo facendo assume ai nostri occhi un’importanza eccessiva, e tendiamo ad identificarci con il successo o meno delle nostre azioni. Un certo livello di distacco può aiutare ad evitare questa cosa (anche se poi devo ammettere che pure questa soluzione presenta dei rischi, se portata alle estreme conseguenze…)

  7. afferrare una delle due scelte essere o non essere comporta una strada da prendere che cambiera' il risultato e automaticamente cambiera' lui stesso. nn scegliere sara' far scegliere all'altro come tu cambierai,dato che tutte le scelte portano ad un cambiamento per quello che hai scelto e per te. non scegliendo si pensa di non poter sbagliare,ma chi sa se lo sbaglio piu' grande e' quello di non essere padroni di se,ma inconsciamente servitori degli altri? la vita e' azione e a capo dell'azione c'e' la scelta. visto che il mondo va avanti non essere sarebbe come nelle elezioni scheda bianca,pensando di non aver colpa perche' non si ha votato,ma abbiamo solo fatto sceglere agli altri,non siamo sfuggiti dalla nostra colpa. mia personalissima opinione grazie

  8. Ho i tuoi stessi dubbi. Il problema è che se so che per ogni bene c'è anche un male, allora agire bene e non agire si equivalgono. In pratica posso ottenere zero o prendendo n-n oggetti oppure prendendone una quantità nulla. Penso che, in maniera estremamente sintetica e probabilmente riduttiva, sia questo il senso del non essere filosofico, tipico di alcune filosofie Orientali e Occidentali.
    Grazie
    ciao

  9. per ogni bene cè anche un male,ma qual' è la quantita' maggiore? posso sempre riuscire a ridurre la quantita' di uno o dell'altro.
    visto che la vita e' azione nn agire equivale ad escludere a priori ogni bene e la possibilita' che questo bene possa esistere,il bene ed il male sono negli occhi di chi lo giudica,il nn essere sarebbe la negazione assoluta del mutamento,della trasformazione e dato che la vita è queste cose,drasticamente si potrebbe dire la negazione anche di questa.
    nabladue mi piaccerebbe sentire la risposta.grazie a te.

    Alessandro

  10. Ciao Alessandro, scusa il ritardo della risposta ma non mi sono connesso ultmimamente.
    Concordo con quello che dici è questo il senso del non essere: negazione della trasformazione,del bene e del male e quindi negazione della vita stessa.
    Se può interesarti ho inserito alcuni aforismi buddhisti che trattano anche quest'argomento.

    Grazie.
    Saluti

  11. Si si, bravo a scrivere queste cose... le avrai lette... quindi saprai che il monologo (essere o non essere...) non centra nulla con la scena che hai messo subito sotto, quella di amleto che tiene in mano il teschio del buffone di corte Yorick. La TV ci ha rovinati tutti, tu hai visto la publicità e non ti sei ricordato che l'hanno cancellata perchè era il più grosso strafalcione che si potesse fare e non solo, hai deciso di ricaderci tu stesso.
    DISINTOSSICATEVI

  12. Due parole sul teschio e sulla TV. Premetto che non guardo mai la televisione, quindi non so neanche in quale programma televisivo ed in quale circostanza è stata inserita la scena del teschio.
    In ogni caso, mi piace l’immagine e la trovo adeguata al monologo perché rappresenta un confronto tra la vita e la morte come lo è il monologo di Amleto stesso. In questo monologo sembra che vita e morte si guardino in faccia ed inizino a parlare ed a confrontarsi … Questo è il motivo per cui trovo che quest’immagine sia coerente ed adeguata per accompagnare tale intensa pagina..
    Saluti

  13. é davvero questo il dilemma! Siamo sicuri di voler continuare a vivere soffrendo dei continui supplizi che la vita ha in serbo per noi?

  14. Essere o non essere. Un vero dilemma. . . L'essere umano è l'essere più elastico che esiste, si adegua alle più estreme situazioni. Basta però saperle cogliere. Ci hanno portato in questa vita senza nemmeno averci concesso la possibilità di opzione. Bisogna ringraziare!!! La vita, l'aria che respiriamo, natura incantevole, emozioni incessanti, respiro che manca dall'emozione, Amore, passione, arte, filosofia, scoperta, scienza. Quante meraviglie può vivere l'essere umano, poi però ce la sofferenza, tragedia, cattiveria, ignoranza, due volte ignoranza. Beh signori miei, io vorrei continuare a sperare, anche se la speranza è una bastarda bugiarda, in qualche possibilità in più. E' vero che decidere di non essere potrebbe essere un enorme sollievo, un enorme dolore che va via in momenti di forte trambusto d'animo. Ma questo mi toglierebbe la possibilità di vivere, di respirare per poi .................... Quel monologo è scritto magnificamente, potente, ricco. Amo quel uomo per la grande capacità nel esprimere una mente turbata dal dolore. Un richiamo della consapevolezza visto da un angolo molto, triste. buonaserata a tutti. Bello questo blog

  15. Abbandoniamoci al divenire, si mettano da parte le sante menzogne e si diventi finalmente interpreti e protagonisti della nostra vita, dopo questa esperienza non vi è nulla; sperando di non doverla ripetere per l'eternità.

  16. Nessuno meglio dell'Amleto (e quindi Shakespeare) può esprimere meglio questo dubbio inconscio con una classe del genere! 🙂
    Per completare l'articolo e arricchirlo con questo commento suggerisco a tutti di leggere il testo inglese con a fronte la traduzione in italiano del celebre monologo "Essere o non essere" di Amleto: http://www.infonotizia.it/testo-tradotto-in-italiano-del-monologo-to-be-or-not-to-be-shakespeare-the-tragedie-of-hamlet-price-of-denmarke/

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